mercoledì 30 aprile 2014

Circonvenzione d'incapace

Ve la ricordate la lettera di quel signore che venne recapitata nelle caselle postali, poco più di un anno fa, con sopra scritto a caratteri cubitali "Rimborso IMU 2012"?
Ve li ricordate i servizi televisivi con le code dei vecchi agli uffici postali e ai C.A.F. che cercavano di farsi rimborsare la tassa? Quanto c'avete riso sopra? Quanto avete riso per il giudice Ingroia che denunciando Mr. Banana per voto di scambio, si vedeva archiviato il caso?
Prendere per il culo i cittadini, soprattutto quelli meno svegli resta sempre uno sport molto praticato, non è un caso se ci si cimenta anche il nuovo presidente del Consiglio Matteo Renzi.
I pensionati che quest'anno usano i C.A.F. del sindacato (CGIL/CISL/UIL) si ritrovano, tra la documentazione da firmare, anche la comoda cartolina riportata in immagine.
Solerti ausiliari del sindacato propongono di all'ignaro pensionato un aumento di pensione a fronte della formale richiesta.
Secondo me, qualcuno firma pure ...e potrei giurare che non sono sempre gli stessi coglioni che già avevano abboccato alla letterina dello scorso anno! 

lunedì 21 aprile 2014

Roberto Vacca - Chi usa molto Internet perde la fede

“Come Internet sta eliminando la religione in America” titola il 4/4/2014 Technology Review rivista dell’MIT. Cita A. Downey, professore di Scienza dei Dati a Olin College of Engineering, che ha analizzato la  crescita dell’uso di Internet e del numero di quelli che abbandonano la religione. Quest’ultimo parametro deriva da un sondaggio dell’Università di Chicago. A 9000 persone si è chiesto: ”Che religione preferisci? In quale religione ti hanno allevato? Sei laureato? Quanto usi Internet?” Ecco i risultati:

Anno
1990
1995
2000
2005
2010
% senza preferenze religiose
0
10
42
70
72
% senza preferenze religiose
8
11,5
14
15
18

Dal 1990 al 2010 crescono sia gli utenti Internet, sia i non religiosi. La correlazione statistica fra le due variabili è  0,935.
La correlazione misura quanto, in un dato periodo, due fenomeni varino in modo simile: ha il valore 1 se le loro misure sono proporzionali, zero se sono indipendenti e -1 se inversamente proporzionali. Un’alta correlazione non implica che una variabile sia causa dell’altra. È alta la correlazione fra il numero annuo di assassini e quello delle chiese cattoliche, ma non perché nelle chiese si predichi la violenza: i due numeri sono proporzionali alla popolazione. In Italia la correlazione fra il numero di personal computer e quello dei casi di AIDS dal 1983 al 2004 era alta: ben 0,99, ma usare il computer non provoca certo l’AIDS.
Il Prof. Downey dichiara: “So bene che un’alta correlazione positiva non è segno di causalità. I due processi di crescita potrebbero avere una causa comune, anche se né io, né altri l’hanno individuata. Ho usato, però, la regressione statistica per individuare i fattori che hanno contribuito a staccare dalla religione numeri crescenti di persone.”
Il 20 % dei distacchi sarebbe causato dall’uso crescente di Internet. La Rete fornisce, infatti, molte opportunità di informarsi su quel che pensano atei o non religiosi e di interagire con loro. Il 25 % dei distacchi dipenderebbe da cambiamenti nell’educazione religiosa ricevuta. Il 5%, infine, sarebbe dovuto alla maggiore diffusione dell’insegnamento superiore. Nel 1980 laureati e diplomati costituivano il 17% della popolazione americana e nel 2000 la percentuale era salita al 27%. Downey dà per scontato che i religiosi sono più rari fra i laureati. I tre fattori citati spiegherebbero il 50% del calo di religiosità. 
E l’altra metà? Downey arguisce che esista un'altra causa. Non la individua. Prima di indagare quale possa essere, è bene analizzare la qualità dei dati di partenza. I sondaggi non forniscono fatti, ma opinioni in risposta a domande: se queste sono vaghe, tutto rimane ipotetico.
Mio nonno, il poeta Adolfo de Bosis, quando iniziava un dibattito, diceva spesso:
“Cominciamo con il negare i fatti”.
Il fatto studiato qui è la religiosità o appartenenza a una chiesa di chi risponde alla domanda “What is your religious preference?” senza indicare confessione o tempio. Le risposte non chiariscono, però, che cosa le persone credano, che fede accettino, quanto siano fedeli a una gerarchia. 
Andrebbero registrati, invece, fatti: presenze a eventi, firme di impegni, versamenti in denaro, professioni di fede. In mancanza, abbiamo solo ipotesi ragionevoli, come quelle dello stesso Downey che negli Stati Uniti nel 2040 il numero dei non religiosi supererà quello dei cattolici (che regrediranno leggermente) e quello dei protestanti calerà del 10%.

sabato 12 aprile 2014

Sicurezza percepita

La storia della "percezione" è cominciata nell'estate del 2006.
L'ondata di caldo eccezionale avvertita dalla popolazione, era in palese controtendenza con le temperatura effettiva riportata sul termometro.
Orde di specialisti ci spiegarono la differenza tra la temperature reali e quello che noi sentivamo sulla pelle.
In un mondo sempre meno analogico e sempre più digitale, il virtuale cominciava a prendersi il suo spazio. 
Negli anni successivi la storia della percezione ha toccato i più svariati ambiti del vissuto.
La crisi economica è solo "percepita" non tangibile, i prezzi e le tasse che aumentano, di fatto sono solo una sensazione e non hanno nulla di reale.
"Percepito" è altre sì il problema dell'immigrazione: non siamo noi ad essere razzisti solo loro a non essere italiani. 
Anche la politica è solo "percepita" come una schifezza. Il politico ladro è virtuale, quello che alla fine sparisce veramente è il portafoglio.
All'universo della "percezione" non sfugge neanche la sicurezza.
A questo proposito, "La Città di Trezzo sull'Adda", il patinato periodico dell'Amministrazione Comunale in distribuzione in questi giorni nelle caselle di posta, a pagina 6, ci informa come la nostra città oltre ad essere presidiata, quattro ore al giorno, dall'agente di quartiere è video sorvegliata h24 da 14 telecamere più 3 impianti di monitoraggio delle targhe automobilistiche ai varchi di accesso al centro abitato.
La sensazione di vivere tra l'orwelliano "Grande Fratello" e Matrix, se da un lato mi rassicura, dall'altro mi inquieta non poco.
Sapere che l'occhio vigile del virtual-terminator comunale sorveglia, in ogni momento, ogni mio passo mi tranquillizza parecchio.
Sarei meno sereno se pensassi che l'occhio digitale osservasse solo i cittadini onesti e non le canaglie vere.
Alla fine dello scorso mese di febbraio nella mia abitazione è stato commesso un furto.
Tre delinquenti, probabilmente rumeni, hanno parcheggiato la loro auto sotto casa mia. Due si sono arrampicati sul tubo del gas e dopo aver scassinato la porta del mio balcone si sono introdotti in casa saccheggiandola.
Le informazioni, abbastanza dettagliate, sul tipo di auto e sulla dinamica dell'evento sono state raccolte dagli occhi dei vicini, non dalle telecamere, che, come pubblicizzato sul giornalino locale, dovrebbero servire "per gli accertamenti e per le indagini di Polizia Giudiziaria".
I Carabinieri della Stazione di Trezzo ai quali ho sporto denuncia, non mi hanno fatto nessun cenno al sistema.
Le 17 telecamere disseminate per la città non sono riuscite a rilevare neanche il numero della targa dell'auto.
Sarò colpa del numero 17.

Come si dice: la fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo! 

martedì 8 aprile 2014

Pulp Fiction

Lunedì di questa settimana ricorreva il ventesimo anniversario dell'uscita nelle sale cinematografiche di "Pulp Fiction", l'indimenticabile film cult di Quentin Tarantino.
Impossibile non tornare a vederlo sul grande schermo.
Pulp Fiction, di fatto ha cambiato la storia degli ultimi vent'anni del cinema.
Film e televisione hanno pescato a piene mani nelle scene, nei dialoghi e nella inquadrature di Pulp Fiction.
Ballare il twist da quel momento senza passarsi, sensualmente, le mani aperte davanti agli occhi, non ha più senso, e come dimenticare il motto: "Hey, mi casa, su casa..."?
Saranno le origini italo americane del regista, ma bisogna registrare che anche la politica nazionale s'è fatta condizionare parecchio dal capolavoro di Tarantino.
I nostri politici, negli ultimi vent'anni, sono diventati sempre più fiction mentre la nostra vita sempre più pulp.
Jules Winnfield, il sicario "negro" del film, interpretato da Samuel L. Jackson, in chiusura del film, puntando la pistola sulla faccia dello sprovveduto rapinatore ripete a memoria il versetto biblico tratto dal libro di Ezechiele: "Il cammino dell'uomo timorato è minacciato da ogni parte dalle iniquità degli esseri egoisti e dalla tirannia degli uomini malvagi. Benedetto sia colui che nel nome della carità e della buona volontà, conduce i deboli attraverso la valle delle tenebre, perché egli è in realtà il pastore di suo fratello e il ricercatore dei figli smarriti. E la mia giustizia calerà con grandissima vendetta e furiosissimo sdegno su coloro che si proveranno ad ammorbare, e infine a distruggere i miei fratelli. E tu saprai che il mio nome è quello del Signore, quando farò calare la mia vendetta sopra di te!" e seguita: "Ora sono anni che dico questa cazzata e se la sentivi significava che eri fatto. Non mi sono mai chiesto cosa volesse dire, pensavo fosse una stronzata da poter dire a sangue freddo a un figlio di puttana prima di sparargli, ma oggi che ti vedo mi viene in mente una cosa.
Vedi ora penso, magari può voler dire che tu sei l'uomo malvagio e io sono l'uomo timorato e il signor 9mm qui, lui è il pastore che protegge il mio timorato sedere nella valle delle tenebre; o può voler dre che tu sei l'uomo timorato e io sono il pastore ed è il mondo ad essere malvagio ed egoista forse. Vorrei che fosse così, ma questa cosa non è la verità.
La verità è che tu sei il debole! Ed io sono la tirannia degli uomini malvagi!
Ma ci sto provando Ringo, ci sto provando con grande fatica a diventare il pastore!"
Uomini timorati, tirannia degli esseri malvagi e pastori.
Ma è la vita ad essere un film o viceversa?


mercoledì 2 aprile 2014

Roberto Vacca - Per creare lavoro: ricerca e sviluppo – non solo flessibilità e riforme

Il 13% dei lavoratori sono disoccupati. Matteo Renzi ha detto ieri: “Occorrono flessibilità e riforme”. Ma non sembra probabile che si creino posti di lavoro solo abolendo Senato e Province e snellendo la pubblica amministrazione.
Proprio oggi la rivista SPECTRUM dell’Institute of Electrical and Electronics Engineers pubblica una serie di articoli sull’aumento della domanda di ingegneri elettronici. Un uomo chiave Microsoft dice: “Le abilità valgono più delle credenziali accademiche.” Nell’ambiente di Google si parla di Scoiattoli Viola: un paradigma di animali rarissimi che si applica al tipo di ingegneri eccellenti e moderni ai quali il lavoro non manca. Sono specialisti in: cibersicurezza, robotica, tecnologia dell’informazione, software, app mobili, griglie smart, cloud, big data. È vitale che sappiano integrarsi in squadre e che mirino all’eccellenza personale. Sono richiesti non solo in USA, ma anche in Europa e in Asia. 
Per creare  lavoro, dunque, ci vogliono: educazione e istruzione più diffuse e di migliore livello – ricerca scientifica - sviluppo industriale. Le statistiche dimostrano che l’occupazione è più alta ove i livelli di innovazione sono più elevati. La Commissione Europea ha appena pubblicato la classifica al 2013 dei 27 paesi dell’Unione in base al livello di innovazione raggiunto, espresso da un indice (compreso fra 0 e 1) funzione di 25 indicatori (lauree, ricerca scientifica, investimenti pubblici e privati in R&D, brevetti, etc.) L’istogramma seguente illustra la situazione.


In verde: 4 leader (Svezia, Danimarca, Germania, Finlandia) - in celeste,: 10 innovatori di seconda classe, in giallo 11 innovatori moderati e in arancione; 3 innovatori scarsi. La Svezia sta a 0,75. La media dei 27 Paesi sta a 0,55. L'Italia sta fra gli innovatori moderati a 0,44 – al 15° posto su 27  - dopo Estonia, Slovenia, Cipro – tutti sotto la media.
In Italia gli investimenti pubblici in ricerca e sviluppo sono lo 0,53 del PIL (0,71 della media europea) e quelli privati sono lo 0,69 del PIL (0,52 della media europea). Questo divario dura da più di 30 anni. Non è solo questione di investimenti, ma di cultura media. La percentuale della popolazione che ha completato l’educazione terziaria è in Italia il 21,7%. La media europea è 35,8 %; Irlanda 51,1 %; Cipro, Lussemburgo, Lituania: 50%; UK 47,1%; Danimarca, Norvegia, Svezia, Finlandia, Francia, Belgio: 44%. A livello più basso dell’Italia c’è solo la Turchia.
L’Italia è, dunque, carente nei livelli di istruzione e negli investimenti in ricerca e sviluppo particolarmente nel settore privato.
Diminuire gli investimenti e le spese (che creano lavoro), aumentare le imposte e i tassi di interesse – sono politiche di austerità inopportune: non favoriscono la ripresa e aggravano la depressione.
I 4 Paesi europei più innovatori (Svezia, Danimarca, Germania, Finlandia) hanno un PIL pro capite del 25% più alto del nostro e il loro PIL cresce ogni anno di 4 punti percentuali più del nostro. Se innovassimo come loro ogni anno il PIL crescerebbe di 60 miliardi di Euro, rispetto ai quali certi risparmi di cui si parla molto (pure opportuni)– appaiono trascurabili.
Gli imprenditori, quindi, non hanno ragione di chiedere solo flessibilità negli adempimenti burocratici (che pure ci vuole). Devono raddoppiare gli investimenti in ricerca e sviluppo e assumere giovani eccellenti che inventino. Devono creare reti di collaborazione con industrie grandi e piccole, italiane e straniere. Lavoro e prosperità si creano studiando e inventando.

Documento della Commissione Europea  “Innovation Union Scoreboard 2014

lunedì 31 marzo 2014

L'editto di Costantino

"In cammino", il giornalino della Parrocchia di Trezzo, in questi giorni in distribuzione nelle caselle di posta, annegato tra le pubblicità di ipermercati e bricocenter, riporta, come nello scorso mese di ottobre, in occasione della festa patronale, sia stato inaugurato un cippo commemorativo a ricordo dei 1700 anni dell'Editto di Costantino.
Non sarò mai abbastanza grato alla Comunità Pastorale di San Gaetano per avermi aiutato a ricordare che Flavio Valerio Aurelio Costantino fu probabilmente uno dei più grandi "bluff" della storia.
Chi non ricorda la leggenda secondo la quale, durante la guerra civile combattuta con Massenzio nel 312, all'imperatore sarebbe apparsa la croce sovrastata dalla scritta "In hoc signo vinces" che l'avrebbe avvicinato al cristianesimo.
Gli storici, primo tra tutti il cristianissimo Lattanzio, sono più propensi a pensare che se proprio croce ci fu, questa non apparve in cielo ma dipinta sugli scudi o sugli elmi dei soldati, per impedire ai combattenti delle due fazioni, vestiti con le stesse armature, di massacrare un compagno e non un avversario.
Anche intorno all'Editto di Milano, quello che oggi abbiamo "cippato" sotto la Torre del Castello di Trezzo, le ricostruzioni storiche discordano da quelle religiose.
La vulgata clericale riporta che l'Editto di Milano avrebbe liberalizzato la religione nell'impero romano, tale da farne una delle date fondamentali nella storia dell'Occidente.
Una più recente interpretazione delle fonti, ha portato alcuni storici ad affermare che quello che Costantino e Licinio firmarono a Milano nel 313, non si trattò di un vero e proprio editto, ma più che altro l'attuazione delle misure contenute nell'Editto di Galerio del 311, con il quale era stato definitivamente posto termine alle persecuzioni.
Ma certamente il documento più controverso attribuito all'Imperatore Romano è il "Lascito di Costantino", recante la data del 30 marzo 315.
Il documento sarà utilizzato dalla Chiesa nei secoli futuri per avvalorare i propri diritti sui possedimenti territoriali in Occidente e per legittimare le proprie mire di carattere temporale.
Già Dante Alighieri sollevò qualche perplessità circa la legalità del lascito (Inferno XIX, 115-117), ma fu nel 1440 che, l'umanista italiano Lorenzo Valla, dimostrò in modo inequivocabile come la donazione fosse un falso. Lo fece in un approfondito studio storico e linguistico del documento. Tuttavia l'opuscolo del Valla: "De falso credita et ementita Constantini donatione declamatio" (Discorso sulla donazione di Costantino, altrettanto malamente falsificata che creduta autentica), poté essere pubblicato solo nel 1517 e in ambiente protestante, mentre la Chiesa cattolica difese ancora per secoli la tesi dell'originalità del documento. Nel 1559 lo scritto di Lorenzo Valla fu incluso nell'Indice dei Libri Proibiti in quanto pericoloso per la fede. 
La commistione della Religione Cattolica con lo Sterco del Demonio è più solidale di quanto si pensi.
Parlando di danaro, circa il "cippo trezzese", sarebbe interessante chiedere alla Comunità Pastorale di San Gaetano a quanto ammonta il Patrocinio che l'Amministrazione Comunale ha messo a disposizione per l'opera.

lunedì 24 marzo 2014

Ectoplasmi

Da 36 anni è un atteso ritorno, come il festival di Sanremo a febbraio, a marzo spuntano puntuali le ombre sul rapimento di Aldo Moro e la mattanza della sua scorta.
Quelle di quest'anno riguardano la motocicletta Honda blu, presente in via Fani il 16 marzo del 1978, dalla quale partì, da un piccolo mitra, una raffica contro l’ingegner Alessandro Marini che si trovava a passare all’incrocio tra via Fani e via Stresa.
I proiettili frantumarono il parabrezza del suo motorino. L’ingegner Marini si salvò solo perché cadde di lato quando la raffica partì dal mitra.
La stessa sera a casa Marini arrivò la prima telefonata di minacce: “Devi stare zitto”. Per giorni le intimidazioni continuarono. Si rafforzarono quando tornò a testimoniare ad aprile e giugno. Poi l’ingegnere capì l’aria e si trasferì in Svizzera per tre anni e cambiò lavoro.
I brigatisti Mario Moretti e Valerio Morucci sono stati sempre chiarissimi su quella moto blu di grossa cilindrata: “Non è certamente roba nostra”.
Chi fossero i due uomini, che da quella moto spararono verso un civile presente sulla scena del rapimento, ad oggi non è ancora dato a sapersi.
Secondo il pm romano Antonio Marini, che ha indagato a lungo sulla vicenda, potrebbero essere uomini dei servizi segreti deviati.
Quest'anno il fatto viene confermato dall'ispettore Enrico Rossi, ora in pensione, che rivela il contenuto di una lettera scritta da uno dei due presunti passeggeri della Honda che bloccò il traffico il giorno del rapimento, il 16 marzo 1978: "Dipendevo dal colonnello del Sismi Camillo Guglielmi. Dovevamo proteggere i terroristi da disturbi di qualsiasi genere". Nella missiva anche dettagli per risalire all'altro agente alla guida del mezzo, "ma l'indagine fu ostacolata".
Il fantasma di Moro continua ad aleggiare per l'Italia.
A proposito di poltergeist, non è un caso se il 10 giugno 1981, uno degli ultimi Presidenti della Repubblica in pectore a cui siamo scampati, Romano Prodi, chiamato a testimoniare davanti alla Commissione Moro, rivelò i dettagli della famosa seduta spiritica avvenuta il 3 aprile 1978, nel corso della quale un' entità (nella fattispecie, come risulterà dal verbale, gli spiriti di Don Sturzo e La Pira) avrebbe indicato “Gradoli” come luogo in cui era tenuto prigioniero Aldo Moro.
Sulla base della segnalazione dall’aldilà, il 6 aprile 1978 viene organizzata una perlustrazione a Gradoli, un paesino in provincia di Viterbo. 
All'allora Ministro dell'Interno Francesco Cossiga, che aveva in precedenza ricevuto la segnalazione su via Gradoli a Roma, luogo della vera prigione di Moro, non viene in mente di mettere in collegamento le due cose. 
Il cadavere dell'esponente democristiano fu ritrovato a Roma il 9 maggio, nel bagagliaio di una Renault 4 parcheggiata in via Caetani, una traversa di via delle Botteghe Oscure, a poca distanza dalla sede nazionale del PCI e da Piazza del Gesù, sede nazionale della DC.

domenica 2 marzo 2014

Fancazzismo...

«Collega Salvini è una vergogna […] sei l’unico che non abbiamo mai visto in riunione. È facile dire che abbiamo fatto aria: no, abbiamo lavorato nell’interesse delle piccole aziende, dei lavoratori, degli appalti pubblici statali. […] Lei è solo in tv, mai in aula per lavorare. È una vergogna, sei un fannullone in questo parlamento». Così, in italiano, il socialista belga di origini italiane Marc Tarabella ha attaccato Matteo Salvini durante il dibattito in seduta plenaria sul suo rapporto sulla direttiva appalti pubblici, dopo che il segretario della Lega Nord aveva definito il testo «tanta aria» come, aveva aggiunto, «per la direttiva sui pagamenti della pubblica amministrazione». «È un documento che giustifica lo stipendio di una burocrazia europea che complica la vita delle imprese e dei lavoratori» aveva detto Salvini, relatore ombra dello stesso testo, suscitando la reazione di Tarabella, il quale, furibondo, ha fatto notare a Salvini che non aveva nessun diritto di criticare il lavoro dei colleghi, visto che lui non si era mai presentato alle sedute.
Investito dalla rabbia del collega, il Segretario della Lega Nord ha incassato la lezione, replicando a caldo: «Non me la prendo, anche se colleghi di sinistra querelerebbero. Sarei stato più presente se fin dall’inizio avessi avuto la certezza che non saremmo arrivati al niente e non avremmo portato nulla alle Pmi. Ringrazio il collega, non mi offendo e lo prendo come uno stimolo ad essere più presente».
A freddo sul proprio profilo Facebook Salvini replica coi numeri: «FANNULLONE e assenteista? CAZZATE! Menzogne smentite dai numeri e dai risultati ottenuti. Il sito mepranking.eu mi assegna infatti il 91% di produttività, con 255 documenti attività ed interventi, e ben 527 deputati dietro di me in "classifica" per attivismo parlamentare. L'altro sito votewatch.eu mi riconosce invece di aver emendato oltre 100 Rapporti (più di altri 600 Parlamentari) e di aver presentato 151 interrogazioni (sono fra i primi 100). E considerate che come leghista sono l'unico nella mia Commissione, e quasi tutte le nostre proposte, anche le più ovvie e di buonsenso, vengono bocciate senza discussione. Lavoro 18 ore al giorno, in Parlamento, nelle fabbriche e fra la gente proprio per risolvere i problemi che gli EURO-FOLLI creano con le loro pazzesche direttive e la loro MONETA CRIMINALE. Ora pubblico il video integrale della polemica di ieri, che invece, alcuni siti e giornalisti di sinistra hanno ritagliato ad arte».

sabato 1 marzo 2014

Roberto Vacca - L’innovazione brilla altrove

Il presidente della Confindustria Sergio Squinzi lo ripete da tempo, come una litania: «L’Italia non aiuta l’industria». Punta l’indice contro le imposte eccessive e i ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione e invoca: «Dateci un Paese normale e vi faremo vedere di che cosa siamo capaci». La dichiarazione d’intenti è coraggiosa, il j’accuse comprensibile ma parziale perché, come spesso succede, il circolo è vizioso. Che cosa fa la nostra industria per ringiovanire? La Technology Review del Mit (Massachusetts Institute of Technology) ha stilato una classifica delle 50 industrie più innovative del mondo. Il criterio era semplice e ben preciso: scegliere aziende che negli ultimi 12 mesi hanno sviluppato, con successo, tecniche nuove così importanti da ridefinire interi settori di attività e costringere la concorrenza alla rincorsa per ritarare le propria strategia e conquistare la leadership. E’ significativo che non compaiano aziende come Apple o come Facebook perché l’ottima reputazione, la rapida crescita, la quantità degli investimenti o il numero dei nuovi brevetti non erano parametri sensibili al criterio della classifica. Ma quante sono le industrie italiane presenti nella classifica di Technology Review? Nessuna. E allora vien da pensare che le nostre aziende non possono attendere che venga loro offerto su un piatto d’argento un Paese normale. Dovrebbe impegnarsi loro, qui e ora, a innovare se stesse, aumentando anche gli investimenti in ricerca e sviluppo. Il governo, gli scienziati e gli accademici dovrebbero poi incoraggiarle e aiutarle. Solo così il circolo diventerebbe virtuoso. E il Paese normale. 
Ma al di là delle considerazioni di “strategia economico-politica”, resta il fatto che, quanto a “strategia innovativa”, l’industria italiana brilla per l’assenza, mentre quella del resto del mondo registra successi. La classifica di Technology Review è significativa.
Al primo posto si colloca Illumina, fondata nel 1998 a San Diego, California. Produce macchine per identificare le sequenze del genoma (oltre 3 miliardi di coppie di basi), crea software e offre servizi. La genialità dell’azienda? Ridurre drasticamente i costi. Il genoma umano fu decodificato per la prima volta nel 2000 al costo di 100 milioni di dollari. Nel 2011 scese a 10.000. Nel 2013 Illumina riesce ad abbassarlo fino a 1000 dollari. Un’impresa titanica che rivoluzionerà la medicina, perché si potranno avere nuove diagnosi e cure del cancro e di malattie genetiche senza svenarsi, e anche l’agrigenomica, perché porterà a una nuova rivoluzione verde.
Al secondo posto della classifica c’è Tesla Motors, che si prefigge un obiettivo ambizioso: far diventare l’automobile elettrica un oggetto di normale uso quotidiano. Del lussuoso Modello S, Tesla Motors progetta tutto: motore, batterie, elettronica, software e controlli digitali. Sebbene abbia un prezzo di oltre 100.000 dollari, cioè il doppio della Leaf (Nissan) e della Volt (General Motors), ne vende il doppio. Questo perché è riuscita, grazie alla sua ricerca avanzata, a intervenire, migliorandoli, su due fattori importanti per il gradimento e il successo delle auto elettriche: l’autonomia (che promette di far salire a 350 chilometri) e il tempo di ricarica delle batterie (che vuole dimezzare). E l’obiettivo è quello di abbassare addirittura il prezzo a 35.000 dollari.
Al terzo posto Google, già ampiamente nota per il suo motore di ricerca, il browser Chrome, Gmail, Android, Google Maps e per l’avveniristico Google Glass (che alcuni considerano anche troppo invasivo). Finora ha ottenuto i suoi incassi favolosi dalla pubblicità. Ora si avvia a produrre hardware: termostati e sistemi intelligenti di regolazione e controllo che ottimizzano l’uso dell’energia e insieme provvedono al monitoraggio degli ambienti, eliminando rischi ed emergenze.
Al quarto posto Samsung, che ha una quota del 32% del mercato degli smartphone. In quello che un tempo era solo un telefonino, ora abbiamo un computer, un comunicatore, un registratore di immagini e video, un telecomando, una connessione con ogni sorta di realtà virtuali. Moltissime prestazioni, per alcuni di noi quasi eccessive ma, per la maggior parte degli utenti, piuttosto appetibili e gradite. E in questo la Samsung è riuscita ad eccellere.
Al seguito delle prime quattro, tutte le altre industrie più innovative. Per esempio Bmw (nel 2020 dovrebbe produrre auto self-drive), Amazon (al primo posto nell’e-commerce di libri e altro: mira ad assicurare consegne in giornata), Wal-Mart (dai supermercati passa a e-commerce: a Natale, in cinque giorni, ha avuto un miliardo di contatti). E ancora, General Electric (investe 1,5 miliardi di dollari in Internet industriale), Qualcom (predomina nel mercato e progetta connessioni Internet operative fra apparecchiature create da produttori diversi), IBM (il sistema “Watson” realizzerà simbiosi mentali uomo-computer), SpaceX (progetta 14 missioni spaziali per il 2014). Kickstarter (finanzia 55.000 nuove aziende utilizzando un miliardo di dollari di crowdsourcing), Siemens (ha in cantiere aeromotori con pale di 100 metri che producano 10 MegaWatt e che siano concorrenziali con l’energia termoelettrica), Monsanto (progetta molecole di RNA che possano riattivare geni benefici dormienti nel nostro genoma). 
La rivista dell’MIT ha individuato molte altre industrie sconosciute al pubblico, ma ben note agli esperti di punta e ai tecnologi praticanti. Questa analisi evidenzia bene la circostanza che la ricerca scientifica e lo sviluppo tecnologico in Nord America, Nord Europa, Asia e Australia stanno portando novità a getto continuo, non più a ondate come avveniva “ai tempi antichi”.
Ma in questa graduatoria di eccellenze innovative, l’Italia manca. Non è una sorpresa. La Commissione europea, nel suo rapporto annuale “Eurobarometro dell’Innovazione” del 2013, ha classificato quattro Paesi leader (Svezia, Germania, Danimarca, Finlandia), dieci Paesi innovatori di seconda classe, nove moderati (tra cui l’Italia) e quattro scarsi. A ciascuno viene attribuito un numero indice (compreso fra 0 e 1) che fa riferimento a 25 indicatori (numero annuale di nuovi laureati, investimenti pubblici e privati in ricerca e sviluppo, piccole e medie imprese che producono innovazione di prodotto o di processo, eccetera). La Svezia si colloca al primo posto con l’indice 0,75. La media dei 27 Paesi dell’Unione è di 0,53. L'Italia è a 0,42, al quindicesimo posto) dopo Estonia, Slovenia, Cipro. Tutti sotto la media.
Di queste deprimente situazioni italiana si parla poco in televisione o sui giornali. I segretari e i portavoce dei partiti non propongono interventi che aiutino a ravvivare la creatività delle aziende. Nessuno auspica un’impresa integrata cui partecipino industria, governo, sindacati, università.
Invece si evocano continuamente le riforme. Per la legislazione sul lavoro, per il fisco, per la pubblica amministrazione. E’ vero, la disoccupazione sfiora il 13%, ed è giusto che sia data priorità alla creazione di posti di lavoro. Ma i Paesi europei che eccellono in questo sono anche i più prosperi e – non a caso – i più innovativi. I primi quattro (Svezia, Germania, Finlandia, Danimarca) hanno un prodotto interno lordo pro capite del 25% più alto del nostro che cresce ogni anno di 3 o 4 punti percentuali più di quello italiani. Se innovassimo come loro, il nostro Pil crescerebbe ogni 12 mesi di alcune decine di miliardi di euro. Insomma, buona innovazione significa anche buona salute economica.
Il segreto di questi Paesi all’avanguardia? Produrre tecnologia avanzata in tutti i settori e impiegare addetti ad alto livello professionale. Per tentare (e sperare) di raggiungerli in Italia è urgente la riforma della scuola, prerequisito per innalzare la cultura media. Ce n’è bisogno. Qualche numero? La percentuale della popolazione che ha completato l’educazione terziaria è del 20,3%. La media europea del 34,6 %. I Paesi scandinavi sono al 47%, la Francia al 43,4%, il Regno Unito al 45,8 %, l’Irlanda al 49,4. Più in basso dell’Italia c’è solo la Turchia. Anche l’istruzione tecnica superiore è carente: non abbiamo politecnici fondati dalle grandi industrie, ove pure lavorano tecnici di valore che sarebbero adatti a fornire docenze di alto livello.
E, per finire con la sequenza sconfortante dei numeri, l’Italia è carente anche negli investimenti in ricerca e sviluppo: quelli pubblici sono lo 0,53 % del Pil (0,71 della media europea) e quelli privati lo 0,68 % (0,54 della media europea). Un abisso. Invertire la tendenza? Si può. A patto che i governi facciano il loro dovere. E le industrie puntino sull’innovazione.

venerdì 28 febbraio 2014

Benvenuto?!

Il governo Renzi è il sessantatreesimo governo della Repubblica Italiana, il secondo della XVII Legislatura, in carica a partire dal 22 febbraio 2014.
Nella migliore tradizione duecentesca fiorentina, i guelfi bianchi e i guelfi neri del PD si dividono il potere del paese dopo la cacciata dei ghibellini del PDL.
Dopo il Calendimaggio romano che ha portato all'omicio politico di Enrico Letta, il nero pupazzo fiorentino, con mascherata cortesia, riconferma gran parte dell'esecutivo e si riavvicina all'odiato nemico Berlusconi e insieme a lui disegna la nuova riforma elettorale.
Bastava conoscere la storia per capire come sarebbe andata a finire.
Nuovo governo, grande fiducia e grandi aspettative, ma vecchi sistemi: la benzina aumenta di 0.32 cent al litro e il Consiglio dei ministri autorizza i Comuni a ritoccare al rialzo le aliquote Tasi fino allo 0,8 per mille.
Come si dice: chi ben comincia...

martedì 11 febbraio 2014

Croci, crociati e crocefissi

Non so bene, perché sto scrivendo questo post, è probabile che la vicinanza con la data di ricorrenza della giornata di commemorazione delle vittime delle Foibe e dell'esodo Giuliano-Dalmata, stia tirando fuori il peggio di me. 
In questi giorni gira sui social network la foto di Norma Cossetto associata a quella di Carlo Giuliani. Al di là della stupida strumentalizzazione dell'immagine, la didascalia mette in evidenza come della prima si ricordi solo il martirio e l'oblio, del secondo il fatto che, nell'ottobre 2006 il gruppo di Rifondazione Comunista al Senato della Repubblica decise di intitolare a Carlo Giuliani la sede del proprio ufficio di presidenza. 
Le semplificazioni non mi sono mai piaciute, quelle sulla pelle delle gente meno delle altre. 
Qualcuno ieri sera mi ricordava che "la verità ci renderà liberi" (Giov. 8,32). Dobbiamo avere il coraggio della verità. E' il coraggio che mi porta a dire che non c'è nulla di eroico nel mettere a ferro e fuoco una città o attaccare le forze dell'ordine. 
Carlo Giuliani è un delinquente, con tutte le attenuanti della sua giovane età e della sua distorta sete di giustizia, ma pur sempre un delinquente, morto nell'adempimento del suo credo. 
Norma Cossetto è una martire, senza dubbio, ma anche in questo caso, per il coraggio della verità non posso dimenticare che Norma era apertamente fascista come il padre, Giuseppe Cossetto, dirigente locale del Partito Nazionale Fascista, segretario politico del Fascio locale, commissario governativo delle Casse Rurali e podestà di Visinada (Croazia). 
Solo i più sprovveduti non sanno cos'è successo in Slovenia, Croazia e Dalmazia tra il 1941 e il 1943. 
Solo i peggiori ipocriti fanno finta di non sapere dei genocidi perpetrati nei confronti della popolazione civile, delle decine di campi di sterminio italiani, dei 20.000 morti perpetrati dal Generale Mario Roatta e dall'esercito occupante fascista. 
Migliaia i civili falciati dai plotoni di esecuzione italiani, dalla Slovenia alla "Provincia del Carnaro", dalla Dalmazia fino alle Bocche di Cattaro e Montenegro senza aver subito alcun processo, ma in seguito a semplici ordini di generali dell'esercito, di governatori o di federali e commissari fascisti. Italiani "brava gente", parenti diretti di quelli che all'inizio del secolo scorso "gasavano" i libici, i somali, gli eritrei e gli etiopi. 
La violenza è inaccettabile, sempre e comunque, da qualsiasi parte venga, qualsiasi sia la "bandierina" appuntata sulla giacchetta. 
Due settimane fa, suscitò un certo scalpore la partecipazione di Alessandro Di Battista alla trasmissione: "Le Invasioni Barbariche". 
Ci furono strascichi e polemiche circa il credo fascista del padre di Di Battista, ma, ai più, è sfuggito il passato da catechista del deputato pentastellato e della sua lunga permanenza in sudamerica. 
Quello che in America Latina è stato perpetrato sotto l'egida della croce è un orrore infinito che fa sembrare i regimi totalitari del secolo scorso una ragazzata. 
Era una croce e la bandiera spagnola quella che Cristoforo Colombo piantò sulla terra americana come segno di conquista materiale e spirituale in nome della Spagna e della Chiesa Cattolica. 
In meno di 400 anni, genocidi, malattie e fame sterminarono due terzi degli indios, milioni di persone e civiltà millenarie, tutto in nome del Vangelo e poco importa se oggi il "santo" Papa Francesco I - Jorge Mario Bergoglio arriva proprio da lì. 
Qualora non l'avesse già fatto, invito Alessandro Di Battista, nel suo prossimo viaggio in America Latina a scendere dall'aereo e a chiedere umilmente scusa. Scusa per il suo credo violento e delinquente. 
La guerra è merda, la sopraffazione di un uomo su un altro uomo è merda, sempre e comunque, qualunque motivazione, colore o religione abbia.

sabato 8 febbraio 2014

Roberto Vacca - Fotovoltaico: imminente energia dell’avvenire

Dopo i rapidi e notevoli aumenti del prezzo del petrolio a partire dagli anni Settanta, si associa quasi sempre a ogni considerazione su questioni energetiche la parola “crisi”. Continuano a essere citati disastri planetari visti come imminenti in base a dati incompleti e interpretati in modi erronei. Fra questi: il riscaldamento globale del pianeta attribuito al consumo eccessivo di carbone, petrolio e gas e l’esaurimento dei giacimenti petroliferi. L’avvenire del clima viene vaticinato usando modelli non validati, né validabili. La fine del petrolio è temuta da chi ignora che il livello delle riserve accertate continua a crescere, che l’origine dal petrolio non è biologica e che esistono giacimenti enormi a grande profondità.
Invece le tendenze attuali indicano che avremo energia abbondante, non inquinante, a basso prezzo. Assumerà importanza primaria il fotovoltaico. L’ ottimismo non è dovuto solo alla recente notevole crescita, ma al velocissimo aumento dei rendimenti che, in laboratorio, sono saliti molto oltre il 15% tipico delle celle di silicio cristallino che, appunto, trasformano in elettricità meno di un sesto dell’energia dei raggi solari. Il trend di questo progresso sembra avviato a continuare. I rendimenti di celle fotovoltaiche che concentrano la radiazione solare anche 100 volte, crescono rapidamente. Varie industrie e centri di ricerca [fra cui: le americane Spectrolab, Amonix, Solar Junction, la giapponese Sharp e l’università australiana del South Wales] hanno superato il rendimento del 44% con un costo che si stima possa scendere a poco più di 2 dollari per Watt installato (cui bisogna aggiungere i costi delle infrastrutture e dei convertitori da corrente continua in alternata).
In Germania e in Italia costruttori e utenti hanno installato molto fotovoltaico. Conveniva perché interessanti incentivi statali andavano a chi lo adottava. Le risorse per questi aiuti sono state ottenute aumentando le tariffe agli altri utenti. Quindi il prezzo del kiloWattora in Germania e in Italia è fra i più alti in Europa (vedi tabella in fondo), ma non ha una correlazione significativa con la produzione industriale, né con l’andamento dell’economia in generale.
Ora gli incentivi diminuiscono e la crescita del fotovoltaico rallenterà. Però è stato superata una soglia importante: in Italia la potenza degli impianti per la generazione di energia eolici e fotovoltaici (24.500 MegaWatt) è maggiore di quella installata degli impianti idroelettrici (18.200 MW). Questi possono essere messi in funzione a piacere – in qualsiasi momento – senza vincoli. Gli eolici non danno energia se non c’è vento e i fotovoltaici non ne danno se non c’è il sole. La produzione di energia eolica più solare nel 2012 è stata di 32.269 GigaWattora (GWh). Quella di energia idroelettrica è stata di 43.854 GWh. Al tasso di crescita attuale, il fotovoltaico supererà l’idroelettrico entro un paio d’anni.
L’energia solare è tanto abbondante che per soddisfare il fabbisogno mondiale, basterebbe trasformare in elettricità anche solo col rendimento dell’1% la radiazione solare che incide sui deserti. Perché, allora, non si risolvono tutti i problemi energetici sfruttando celle foto-voltaiche? Perchè le celle foto-voltaiche sono ancora costose e il loro rendimento è ancora basso. 
Il costo per installare 1 kiloWatt di potenza elettrica fotovoltaica è di 3.000 €. Quello per installare 1 kW idroelettrico o termoelettrico è poco più di 1.000 €. Alle nostre latitudini il sole trasmette a ogni m2 di superficie terrestre una potenza di circa 1.000 Watt. Le celle fotovoltaiche producono, quindi, circa 150 Watt/m2. Se coprono 1 km2 , producono 150 MegaWatt per 2.000 ore l’anno: cioè 300 GigaWattora. Gli impianti termoelettrici italiani hanno una potenza di 80 GigaWatt (equivalenti a 80 grandi centrali nucleari) e funzionano in media 2.700 ore l’anno producendo 220 TWh (TeraWattora = migliaia di GigaWattora). Sostituendoli col fotovoltaico, si risparmierebbero gas e carbone. La potenza richiesta sarebbe di 110 GW [80 GW x (2700/2000)] e l’area occupata (con rendimento attuale del 15%) di 730 km2  sarebbe (circa il 2,4 per mille di quella del Paese): ingombrante, ma non impensabile. L’impresa richiederebbe un investimento di 330 miliardi di € solo per i pannelli fotovoltaici a cui vanno aggiunte le infrastrutture e i sistemi per immagazzinare l’energia (prodotta quando c’è il sole e utilizzata anche quando non c’è). a questo scopo si possono usare batterie e si può pompare l’acqua dai bacini bassi ai laghi e a nuovi invasi a quote alte degli Appennini e delle Alpi. Abbiamo già oltre 7 GW di impianti di pompaggio; ne andrebbero costruiti altri e andrebbero riprogrammate le attività industriali e civili per ripartire la potenza nel tempo.
Destinando al pompaggio la metà della potenza fotovoltaica, cioè 55 GW, il costo delle centrali necessarie sarebbe di 55 miliardi di euro. Valutando in 2 ore/giorno il tempo in cui la potenza fotovoltaica va immagazzinata, l’energia prodotta richiederebbe in alternativa 110 GWh di batterie al litio con un investimento di 55 miliardi di €  [500 €/kWh] dello stesso ordine di quello per le centrali di pompaggio. Con batterie al sale (che paiono imminenti) l’investimento in batterie si ridurrebbe al 40%. Possiamo stimare, per ora. che l’investimento totale debba essere circa di: 400 miliardi di €: un sesto del PIL.
Se il rendimento del fotovoltaico arrivasse al 40%, l’area occupata sarebbe di 270 km2 (meno dell’1 per mille di quella del Paese) e si occuperebbero anche le aree liberate dagli impianti termoelettrici dismessi. Si può anche pensare, con maggior fantasia, a coprire la superficie dei bacini idroelettrici con zattere coperte da pannelli fotovoltaici. Ho fatto il conto sulle centrali abruzzesi di Provvidenza, S. Giacomo e Montoro (900 MW di potenza) alimentate dal lago di Campotosto (superficie di 10 km2). Con la tecnologia attuale, le celle sul lago produrrebbero 1,5 GW e con un rendimento del 40%, 4 GW – oltre 4 volte di più della potenza idroelettrica. 
Il rendimento massimo teorico è  n = 1–(T2/T1) = 1 – (293/6000) = 0,951, ove T2  è la temperatura ambiente (293°K = 20°C) e T1 (6000°K) è la temperatura della superficie solare. Il fisico inglese P.T. Landsberg  ha dimostrato nel 1977 che il rendimento massimo teorico è del 93,3 %.
L’iniziativa più urgente è investire in ricerca e sviluppo per realizzare celle fotovoltaiche con rendimenti crescenti – a costi accettabili. La Commissione Europea dovrebbe indire gare e arruolare le aziende europee hitech. I governi dei 27 Paesi dell’Unione dovrebbero appoggiare energicamente questa impresa raggiungibile e risolutiva.

Tabelle

Prezzo energia elettrica in alcuni Paesi europei (2012) - Fonte: EUROSTAT
Paese
€/kWh usi domestici
€/kWh usi industriali
Media EU27 0,197 0,118
Danimarca 0,297 0,099
Germania 0,268 0,130
Italia 0,230 0,199
Francia 0,145 0,079
Romania 0,108 0,014

Energia prodotta in Italia da fonti rinnovabili - Fonte: TERNA
Anno
Fotovoltaico GWh
Eolico GWh
Fotovolt + eolico GWh
Idroelettrico GWh
2007 39 4034 4073 38481
2008 193 4861 5054 47227
2009 676 6543 7219 53443
2010 1905 9127 11032 54407
2011 10795 9857 20652 47767
2012 18862 13407 32269 43854

giovedì 6 febbraio 2014

Piccole storie ignobili

Il Partito Democratico di Trezzo sull'Adda, attraverso una serie di manifesti, annuncia alla cittadinanza come, il 18 dicembre scorso, il Sindaco di Trezzo, Danilo Villa, a capo della giunta PDL-Lega, abbia comunicato che il revisore unico del bilancio comunale, il commercialista in profumo leghista Dr. Stefano Aldovisi, si sia dimesso dal suo incarico.
Motivo delle dimissioni è la contestazione, da parte della magistratura, di truffa aggravata ai danni dello stato nell'indagine che vede coinvolto Umberto Bossi e sua famiglia, denominata "The Family".
Il Sindaco Villa, nell'aprile del 2012, ebbe già modo di esprimere chiaramente il suo parere circa l'operato di Umberto Bossi: "Ha dato talmente tanto a tutti noi che sarei prontissimo a capire e perdonare se anche si fosse tenuto qualcosa per se" (sic!).
Ringraziando il PD trezzese per la preziosa segnalazione, vorrei solo ricordare che il Sindaco Roberto Milanesi (PD), predecessore dell'attuale, dovrà rispondere di abuso d'ufficio e corruzione nell'ambito dell'operazione denominata "Venti per Cento". Le Fiamme Gialle hanno scoperto l'esistenza di un cartello politico-economico che, oltre a elargire 165mila euro per finalita' corruttive, ha permesso a politici locali di conseguire un ingiusto vantaggio di 11 milioni. L'attenzione degli investigatori si è concentrata su una serie di progetti di riqualificazione urbanistica, che miravano a trasformare terreni agricoli in terreni edificabili.
Per nascondere l'evidente conflitto tra gli interessi personali e quelli della pubblica amministrazione i soggetti coinvolti si avvalevano dello schermo di società fiduciarie. Sono state denunciate per i reati di associazione a delinquere finalizzata alla commissione dei reati di abuso d'ufficio e corruzione, 10 persone, sette delle quali pubblici ufficiali.
Tra questi anche il vicesindaco (PRC) Luca Rodda, che acquistò, con giro sospetto, un appartamento nei giorni precedenti il voto sul piano industriale e l'assessore Tina Barzaghi (PD), accusata di aver avuto agevolazioni economiche per alcuni lavori di ristrutturazione della propria villetta. 
La maggior parte degli imputati ha scelto la via del patteggiamento.
Come si dice: il bue che da del cornuto all'asino!

sabato 1 febbraio 2014

Kabobo forever

Adam Kabobo, il ghanese che a maggio 2013, a Milano, ha ucciso tre passanti a colpi di piccone, deve rimanere in carcere. Lo ha deciso il Tribunale del Riesame di Milano, rigettando l'istanza della difesa di trasferimento in un ospedale psichiatrico giudiziario. Kabobo resterà a San Vittore nonostante la perizia medica indicasse che le sue condizioni di salute mentale fossero incompatibili con la prigione.
Si fosse chiamato Ligresti probabilmente oggi sarebbe a fare shopping in via della Spiga.
Qualcuno gli passi il numero di telefono della Cancellieri!

venerdì 31 gennaio 2014

Le parole sono importanti

Nanni Moretti nell'indimenticabile film "Palombella Rossa", ammolla un paio di pizze alla malcapitata giornalista di turno urlando: "Ma come parlaaa? Le parole sono importantiiii!!".
Le parole sono importanti, è innegabile, ma forse più importanti sono i fatti, quelli con cui ci confrontiamo tutti i giorni.
La Presidente della Camera, Laura Boldrini, ieri, ha applicato la "tagliola" o la "ghigliottina" o l'affettatrice? 
Poco importa come vogliamo chiamarla, il risultato è evidente e chiaro come in una giornata d'estate sotto al sole: 7,5 miliardi di euro regalati alle banche, nascosti dentro un decreto che abolisce il pagamento dell'IMU.
Regalare 7,5 miliardi di euro alle banche è antipopolare, come donare un'emoteca a Dracula, meglio quindi edulcorare le parole. 
Meglio dire "ricapitalizzare".
Ma quel che è peggio è cercare di nascondere una norma mascherandola con un altra.
Era già successo qualche tempo fa quando si cercò di impedire l'abolizione delle provincie dentro al decreto contro la violenza sulle donne.
Sotto l'impedimento della violenza fisica alle donne, violentano il portafoglio di tutti.
Mi vien da sorridere se penso a come, negli ultimi anni, i nostri politici abbiamo inventato neologismi, come "termovalorizzatori".
L'avessero pensato i nazisti, oggi i forni crematori, nei campi di sterminio, avrebbero bruciato lo stesso numero di cadaveri ma ci farebbero, sicuramente, meno impressione.

martedì 28 gennaio 2014

Spalliera svedese

Grande scalpore hanno destato le richieste presentate dal gruppo svedese Electrolux ai sindacati, nel corso della riunione fiume di ieri a Mestre: sospensione degli effetti della contrattazione di secondo livello che vale circa 130 euro al mese sugli attuali stipendi medi da 1.350, chiusura dello stabilimento di Porcia (Pn), taglio dell'80% dei 2.700 euro di premio aziendale e riduzione dell'orario a 6 ore.
Decisamente meglio, però, rispetto alle voci che erano trapelate nei giorni scorsi in cui si accennava alla possibilità di ridurre gli stipendi a 700/800 euro incrementando i livelli di produzione.
I lavoratori protestano, i sindacati s'indignano, i politici prima si stracciano le vesti poi si si mandano bellamente a quel paese, esattamente come accaduto tra il presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani e l'ex sindaco di Padova e ora ministro dello sviluppo economico Flavio Zanonato: baruffe chiozzotte...
La politica è impotente e, come sempre, è il cittadino che deve almeno provare a difendersi da solo.
Nel 2000 la giornalista Naomi Klein scriveva "No Logo".
Una delle teorie espresse riguardava il consumo critico e il consumo consapevole.
Se un'azienda rischiasse di veder "evaporare" in pochi mesi il proprio fatturato probabilmente ci penserebbe, non una ma dieci volte, anche solo prima di pensare ad un certo tipo di proposte.
Da oggi non acquisterò più nulla prodotto dal gruppo Electrolux.
Chiunque volesse seguire il mio esempio, troverà QUI un comodo elenco di brand da evitare.

P.S.
Nel 1986, dopo la porcata della vendita dell'Alfa Romeo, fa ho giurato che, in vita, non avrei mai più acquistato auto del gruppo FIAT.
Promessa mantenuta.

lunedì 27 gennaio 2014

Giornata della memoria 2014

27 gennaio 2014: giornata della memoria.
Niente di meglio, per commemorare la ricorrenza, che un bello scandalo all'Ospedale Israelitico di Roma.
Secondo 'La Repubblica', il presidente INPS, Antonio Mastrapasqua, sarebbe indagato dai pm di Roma per truffa ai danni dello Stato. 
Migliaia di cartelle cliniche taroccate e fatture gonfiate all'Ospedale Israelitico, di cui è direttore generale. 
Semplici interventi svolti negli ambulatori del reparto di odontoiatria dell'Ospedale Israelitico tra il 2006 e il 2009 si sono trasformati in "operazioni invasive e con notevole carico assistenziale effettuate in ortopedia". 
In totale sono state contate 12.164 schede di dimissione falsificate. 
In tutto 85 milioni di euro: 14 milioni sarebbero rimborsi "non dovuti" ma richiesti lo stesso alla Regione Lazio. Gli altri 71 sono un presunto "ingiusto vantaggio" conseguito dalla clinica romana dal 2011 al 2013. E al vaglio dei magistrati c'è pure la cessione all'Inps di una parte di questo credito "non esigibile", servita a sanare i conti della struttura romana. 
Manovra, questa, pensata, avviata e autorizzata da Mastrapasqua, nella doppia veste di debitore e creditore.
Se esiste il conflitto d'interessi Mastrapasqua ne è uno dei maggiori profeti.
Alla poltrona di presidente dell'Inps, ne aggiunge altre venticinque: tra cui la vicepresidenza di Equitalia, la presidenza della società di fondi di investimenti immobiliari Idea Fimit Sgr e i posti nei collegi sindacali di Eur spa, Coni Servizi spa e Autostrade per l'Italia.
Mi sarebbe piaciuto fare qualche battuta sull'avidità ebraica di questo boiardo di stato ma il vero problema è se questa piaga biblica sia imputabile al singolo o alla solita cancrenosa classe politica d'incapaci.

sabato 25 gennaio 2014

Roberto Vacca - Partecipazione mirata vs crowdsourcing casuale

Opinionisti, politologi e politici dibattono su importanti decisioni economiche e politiche, ma ne trattano aspetti astratti o burocratici contribuendo a ritardarle. Parlano di riformare leggi elettorali, strutture, giustizia; etica, prebende e stipendi spropositati; abolire privilegi della casta; colpire corruzione, collusioni. Parlano di creare lavori in cultura (quale?), turismo, agricoltura, cibo e anche ICT – ma non menzionano i lavori in alta tecnologia.
Sono ignorate o nominate di sfuggita, le riforme sostanziali: quadruplicare investimenti pubblici e privati in ricerca e sviluppo, migliorare e finanziare di più le scuole, redimere dal degrado i mezzi di comunicazione di massa e fare in modo che giornali, radio e TV diffondano conoscenza del mondo invece di irrilevanze. Abbiamo bisogno di aiuto, ma non arriva. Sedicenti pensatori o capi spirituali parlano e scrivono di problemi marginali. Non studiano. Non vedono come sta cambiando il mondo, nè come potrebbe cambiare - in meglio.
Si sta diffondendo l’idea che aiuti decisivi all’innovazione possano venire dalla partecipazione dei cittadini - del pubblico. Se si riuscisse ad arruolare grandi numeri di cittadini, sostiene taluno, si arriverebbe a soluzioni sane, eque e intelligenti. In inglese si chiama “crowdsourcing” – la risorsa della folla.
In Germania esiste da molti decenni la co-gestione (Mitbestimmung): rappresentanti dei lavoratori siedono nei consigli di amministrazione delle grandi aziende e partecipano a decisioni importanti su investimenti e pianificazioni. Anche i sindacati aziendali (non nazionali) funzionano bene. In Italia è raro che si discuta di piani radicalmente innovativi. Vengono formulati e realizzati in alta tecnologia e ICT da alcune (poche) imprese grandi e medie. Queste andrebbero pubblicizzate ampiamente e additate ad esempio, non ignorate od osteggiate.
Si diffonde, purtroppo, la nozione che una partecipazione vasta sia ricetta valida per ottimizzare piani e decisioni. Si propone perfino che i partecipanti siano scelti a caso onde evitare favoritismi. Si è proposto che i partecipanti siano “stratificati”. cioè presi dalle varie categorie nelle stesse proporzioni in cui sono presenti nella popolazione in generale (avvocati, tecnici, medici, carrozzieri, impiegati, etc.). Occorre, invece, selezionare persone che superino adeguate soglie di competenza e che continuino a essere addestrate nelle discipline, nozioni e strumenti opportuni. Addestramento e diffusione di cultura devono messere perseguiti per vie ben diverse da quelle dei promotori e dei pubblicitari. Non si deve mirare a inculcare slogan. Per disseminare conoscenza bisogna averla – e si ottiene studiando. Non vanno usati linguaggi scheletrici. Servono descrizioni e analisi chiare, non ripetizione di “catchword” [neologismi di moda] presi in prestito ovunque senza discriminazione. I cittadini possono capire quali siano le scelte migliori con studi, ragionamenti e confronti. Non devono essere indotti a uniformarsi a conclusioni improvvisate, magari espresse in tweet.
Occorre valutare e controllare la qualità: prescrizione alla base dei successi della tecnologia, dell’innovazione, dell’alto rendimento di gruppi umani organizzati. Diffondere conoscenza non è un lavoretto facile da realizzare in pillole, slogan, icone, schemini, video. 
Il crowdsourcing somiglia alla così detta democrazia della rete o “net democracy”. Taluno sostiene che sarebbe meglio della democrazia parlamentare e presenta proposte politiche appoggiate dal “voto-sondaggio” di alcune migliaia di affiliati. Questi dovrebbero rappresentare efficacemente le opinioni di qualche milione di votanti – una “maggioranza” ora silenziosa. Richiama alla mente il racconto di fantascienza dei sondaggisti USA che individuano lo Stato, poi la città, poi la circoscrizione elettorale e, infine, il singolo cittadino che da decenni ha sempre votato per l’assessore, il sindaco, il congressman, il senatore, il presidente che poi veniva eletto. Propongono che quel cittadino decida lui chi dovrà essere il prossimo Presidente USA, evitando gli oneri di una inutile campagna elettorale-
Il mezzo non è il messaggio. I messaggi seri, interessanti, utili non si improvvisano. Aiutare il pubblico e i giovani ad acquisire buoni criteri di giudizio è meritevole e necessario - e anche la scuola lo sta facendo troppo poco.

martedì 21 gennaio 2014

Cin Cin

Roberto Cassago, 71 anni è l'assessore provinciale al Personale e ai Sistemi informatici della Provincia di Milano.
Recentemente passato dal PDL al Nuovo Centrodestra, lo scorso 19 dicembre ha bucato con il tappo di uno spumante una delle tele settecentesche di Palazzo Isimbardi, sede della Provincia di Milano. 
Una festa un pò movimentata, non si capisce bene se per festeggiare il cambio di casacca o per il brindisi natalizio, ma soprattutto un cincin davvero col botto.
Ad un mese di distanza Cassago ammette la colpa e si dice pronto a rifondere il danno. 
All’assessore, comunque, poteva andare peggio. 
Il quadro danneggiato, una tela a olio di 235×405 raffigurante le gesta di Capellino Isimbardi, è sì del 700 ma è di autore ignoto e di valore di poche migliaia di euro.
Speriamo solo che l'assessore abbia avuto più "mira" centrando la nuova formazione politica.

lunedì 20 gennaio 2014

All Blacks

Angiola Armellini, figlia dell'immobiliarista Renato, uno dei sette re romani del mattone, è stata denunciata alla procura, insieme ad altre 11 persone, tra i quali alcuni consulenti, italiani e stranieri, incaricati della gestione contabile e fiscale del suo patrimonio immobiliare.
Da quanto emerso dalle indagini, l’imprenditrice, è risultata proprietaria di 1243 immobili, prevalentemente nella Capitale e non avrebbe pagato nemmeno un euro di tasse, nascondendo al Fisco oltre due miliardi di euro.
L'imprenditrice, nota anche per il suo passato legame con l’esponente Pd Bruno Tabacci, risiede in un lussuoso appartamento (attico e superattico) in centro a Roma, neanche a dirlo, non classificato come abitazione e ha utilizzato diversi luoghi per nascondersi al fisco: principato di Monaco, Lussemburgo, Svizzera, Jersey, Bahamas e Nuova Zelanda.
In tutto 190 milioni di tasse non pagate.

All Blacks, esattamente come la squadra di rugby neozelandese.

martedì 14 gennaio 2014

Roberto Vacca – Tagliati investimenti pubblici migliori ...e si parla d’altro

Il Governo italiano riduce ancora gli investimenti in ricerca. Tende ad allinearsi con il privato - gli industriali che investono in ricerca e sviluppo poco più di metà di quanto fanno in media i paesi europei, mentre finora il pubblico stava al 70% della media europea.
Dal 2000 al 2005 lo Stato investiva 130 milioni di euro all’anno nel programma nazionale di investimenti in ricerche liberamente proposte in tutte le discipline da università e da enti pubblici di ricerca. I fondi per questo Programma di Ricerche di Interesse Nazionale (PRIN) scendevano a 106 milioni nel 2009, 85 nel 2011 e 38 nel 2012. Ora pare stiano per essere annullati e conglobati in quelli (minimi) per finanziare i ricercatori precari.
Di questa situazione “bestiale e indiscreta” (per usare le parole di un agiografo spagnolo medioevale) non parlano i giornali, né i politici. Menzionano più spesso i 14 milioni e mezzo che il Ministero per i Beni Artistici e Culturali ha trovato per comprare e iniziare a riparare la disastrata Reggia borbonica di Carditello. Questa iniziativa è certo meritoria, ma molto meno urgente di quelle per la ricerca. Sembra che sia considerato virtuoso l’ignorare che l’economia prospera e la disoccupazione cala nei paesi che investono in ricerca e sviluppo quattro o cinque volte più di noi. 
Come dico sopra nel primo capoverso, l’inadeguatezza degli imprenditori privati è ben maggiore di quella dei poteri pubblici. Anche di questo parlamentari e funzionari dei partiti non si rendono conto. 
Nei loro dibattiti e nelle loro consultazioni discutono di: unioni civili e matrimoni fra omosessuali; tasse sui giochi d’azzardo (giusta); restituzione agli insegnanti di scatti d’anzianità che hanno ricevuto per (deplorevole) errore; data di esazione della mini IMU; desiderabile salvataggio dei due fucilieri di marina indebitamente detenuti in India.
Sono tutte questioni rilevanti – e alcune di esse sono state messe sul tappeto molto recentemente. È più vitale e urgente eliminare la vergogna nazionale, che dura da molti decenni, delle scarse risorse dedicate da istituzioni e imprenditori a università, scienza, ricerca e sviluppo.
Sono temi importanti e seri. Sentiamo parlare, invece, di astrattezze e di battibecchi con discorsi, tweet e blog pieni di tropi volgari. Fra questi: “marchette”, “mal di pancia”, “battute”, “assalti alla diligenza” – e non ne cito altri scatologici e penosi. 
È triste e tragico che sia negletta la cultura tecnico-scientifica. Però è urgente che anche la cultura letteraria e l’uso corretto della lingua siano coltivati. Parlare e scrivere chiaro aiuterebbe a pensare chiaro.