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venerdì 15 febbraio 2013

Sturmtruppen

Benedetto XVI sarà pure stanco morto, ma con le ultime forze rimaste, è riuscito a firmare il decreto di elezione del nuovo presidente dalla Banca Vaticana, il famigerato IOR.
Ettore Gotti Tedeschi che aveva retto lo IOR dal settembre 2009 fino allo scorso maggio era stato "defenestrato", ufficialmente, dal Vaticano a metà del 2012, "per non avere svolto varie funzioni di primaria importanza per il suo ufficio".
La realtà, al solito è un po' più complessa di come l'untuoso Vaticano la vuol fare apparire e il licenziamento sembrava essere l'epilogo della guerra felpata, combattuta con il controverso Segretario di Stato vaticano, Tarcisio Bertone, sull'operazione di salvataggio dell'ospedale San Raffaele, il cambio della legge antiriciclaggio, considerata uno dei punti fermi per spezzare la continuità col passato della banca e le esplicite riserve ad avallare il ridimensionamento dell'Aif: l'Autorità di informazione finanziaria vaticana.
Successore del banchiere italiano è il connazionale papesco Ernst Von Freyberg.
Von Freyberg, 55 anni, è membro del Sovrano Militare Ordine dei Cavalieri di Malta. 
Avvocato d'affari con autorevoli esperienze nel settore della finanza.
Cattolico praticante organizzatore dei pellegrinaggi a Lourdes, il neopresidente dello Ior è anche il presidente dei cantieri navali Blohm Voss Group di Amburgo, che costruiscono anche navi da guerra.
Sollecitato da alcuni giornalisti, che sottolineano il presunto paradosso tra i due ruoli, il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, ribatte serafico: "Dire che costruisce navi da guerra o che è un guerrafondaio non mi sembra onesto. Dire che è incoerente con la "Pacem in Terris" non mi sembra corretto. E' presidente di un cantiere che costruisce navi in tutto il mondo, poi quello che si mette sulle navi non dipende da chi le fa
La solita doppia morale cattolica: costruire armi non è peccato, dipende dall'uso che ne si fà

giovedì 14 febbraio 2013

La vita da cane

Giuseppe Gioachino Belli è uno dei più celebri poeti ottocenteschi di dialetto romanesco.
Mi sembra opportuno riportare, proprio in questi giorni in cui i media non smettono di parlare delle dimissioni del Papa, un suo sonetto, composto il 31 dicembre 1845, sulle insormontabili fatiche del Pontefice Romano. 

Ah sse chiam'ozzio er suo, brutte marmotte?
Nun fa mai gnente er Papa, eh? nun fa gnente?
Accussì ve pijassi un accidente
Come lui se strapazza e giorn'e notte.

Chi parla co Dio padr'onnipotente?

Chi assorve tanti fiji de mignotte?
Chi manna in giro l'indurgenze a bótte?
Chi va in carrozza a binidì la gente?

Chi je li conta li quadrini sui?

Chi l'ajuta a creà li cardinali?
Le gabbelle, pe dio, nu le fa lui?

Sortanto la fatica da facchino

Da strappà tutto l'anno momoriali
E buttalli a pezzetti in ner cestino!

mercoledì 13 febbraio 2013

Libera nos a malo

Le dimissioni del Pastore Tedesco continuano ad impazzare sulle pagine dei giornali e la politica nostrana si "zerbina" a pelle d'orso.
"Libera chiesa in libero stato" è un motto medievale ormai relegato ai banchi di scuola come l'Alighieri e il Boccaccio.
La chiesa cattolica s'è coperta, in questi due millenni, di crimini ignobili avvallando massacri di massa, dittature criminali e genocidi in ogni angolo del mondo, per non parlare della massoneria clericale dell'Opus Dei, delle inimmaginabili porcherie dello IOR o dei preti pedofili.
I nostri politici alzheimerizzati, non ricordano, non c'erano, al limite è accaduto a loro insaputa.
In onore al motto evengelico in cui gli ultimi sarebbero i primi, per mantenere lo status quo, continuano a far capolino da sotto alle sacre tonache.
A questo mondo LORO vorrebbero continuare ad essere i primi, NOI, neanche a dirlo, gli ultimi.
Almeno, fin che morte, non ci separi...

lunedì 11 febbraio 2013

Bye bye...

Le dimissioni del Pastore Tedesco, al secolo Benedetto XVI, sono piombate come un fulmine a ciel sereno in questo periodo di convulsa campagna elettorale.
Per un giorno le schermaglie politiche son passate in secondo piano per dar voce solo alle dimissioni del papa cattolico.
Un evento storico particolarissimo, l'ultimo caso analogo risale al 1294, ma il contesto politico era un po' diverso.
L'Italia politica, Vaticanocentrica da sempre, non poteva ignorare cotanto sconcerto.
Divisi su tutto i politici italiani trovano l'unico punto di coesione nella difesa del cattolicesimo inteso più come superstizione che come fede.
Dimentichi del vecchio detto popolare che afferma che morto un papa se ne fa un'altro, da destra a sinistra si sono levate alte grida di dolore.
Probabilmente i nostri politici nostrani sono stati presi in contropiede dal fatto che questo papa non è morto, è solo stanco morto.
La stanchezza non è contemplata dai nostri governanti, è un concetto alieno ed incomprensibile, sarà per questo che sono sempre gli stessi da decenni.
Anche dall’estero si è fatto riferimento alla decisione di Benedetto XVI.
Il cancelliere tedesco Angela Merkel non s'è espressa sull’ipotesi che il Pontefice possa ritornare nel proprio Paese d’origine.
Francois Hollande, dal canto suo, ha definito la decisione del Papa altamente rispettabile, la Republique saluta il papa, ma non farà altri commenti su qualcosa che appartiene innanzitutto alla Chiesa Cattolica.
I francesi il papa ad Avignone l'hanno avuto per sessant'anni e probabilmente ne sono ancora sconvolti.

sabato 24 settembre 2011

Deutschland über alles


La scorsa settimana, tra parlamentari gay omofobi che, in fuga dai magistrati, entrano in collisione con satelliti NASA, abbiamo quasi perso di vista la visita di Benedetto XVI in Germania e l'intervento al Bundestag.
Una prima storica. Mai al Parlamento tedesco aveva parlato un Pontefice romano.
Un nutrito gruppo di deputati socialdemocratici e verdi ha deciso di boicottare l’evento, considerando inappropriata la presenza del papa in Parlamento.
Esattamente come in Italia, nel 2002, quando i nostri politici, al gran completo e a camere riunite, accolsero entusiasticamente Wojtyla con le sue invocazioni di aiuto per la famiglia cattolica e le scuole private.
Per tacer dei successivi dodici ricoveri al Pronto Soccorso a cui si sono rivolti alcuni parlamentari "nostrani", di tutti gli schieramenti, con profonde escoriazioni alle mani dovute ai 21 applausi e all'ovazione finale riservata al Pontefice.

giovedì 18 agosto 2011

Delle mie tasse non un soldo al papa


Nella cattolicissima Spagna le polemiche montano relativamente alle Giornate Mondiali della Gioventù e alla visita di Benedetto XVI a Madrid. Cento associazioni manifestano per l'alto costo della manifestazione e le posizioni della Chiesa su temi sociali.
A scendere in piazza sono circa centoquaranta  fra associazioni laiche e atee, liberi pensatori, sindacati e partiti di sinistra, collettivi omosessuali.
5.000 persone, coalizzate in un moto di protesta per i motivi più disparati: si va dalle critiche contro l'atteggiamento della chiesa nei confronti del mondo omosessuale, a quelli che chiedono una netta separazione tra Stato e Chiesa. Tutti, nessuno escluso, hanno da ridire sui costi di una manifestazione: "Delle mie tasse non un soldo al papa" è il motto degli "Indignados" spagnoli. Le Giornate della Gioventù, infatti, costeranno oltre 50 milioni di euro, escluse le spese riguardanti polizia e sicurezza, in un momento di gravissima crisi dell'economia mondiale. 
Una goccia nel mare rispetto agli 8 miliardi che lo stato Vaticano "vampirizza" annualmente ai contribuenti italiani.
Ma nella cattolicissima Italia nessuno s'indigna, Gesù infatti disse: "Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio." (Luca 6,20)

domenica 7 marzo 2010

Vere bestemmie

Meno di un mese fa tutto l'establishment repubblicano ha festeggiato l'81° anniversario della stipula dei Patti Lateranensi.
Solo due giorni prima Benedetto XVI° era costretto ad ammettere: "il fallimento della Chiesa nel rispondere efficacemente, per anni, ai casi che riguardavano gli abusi sessuali di giovani da parte di alcuni preti e religiosi irlandesi". Neanche il tempo di sopire il clamore delle dichiarazioni che una serie di tegole sono cadute nuovamente sul Sacro soglio Vaticano.
Il 4 marzo, il giorno dopo la pubblicazione delle intercettazioni sull’inchiesta dei grandi appalti, il cardinale Comastri, Arciprete della basilica vaticana, non esita ad allontanare immediatamente Chinedu Thomas Ehier, il corista palestrato di colore, indicato come il procacciatore di incontri omosessuali per Angelo Balducci, ex numero uno del Consiglio dei Lavori Pubblici con seminaristi dediti alla prostituzione maschile.
Il 5 marzo salta fuori "don Bancomat", al secolo don Evaldo Biasini, sacerdote 83enne, economo provinciale della Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue. Don Evaldo di fatto era il "custode" del tesoro di Diego Anemone. Nella cassaforte del religioso i carabinieri hanno trovato e sequestrato quasi un milione di euro tra contanti e assegni circolari. Una parte dei «fondi neri» di Anemone.
Ulteriore mazzata il 6 marzo: in una lettera pubblicata sul suo sito internet, il vescovo di Ratisbona ha ammesso che sono stati commessi abusi sessuali nell'ambiente del celebre coro di ragazzi all'epoca in cui esso era diretto da Georg Ratzinger, il fratello di papa Benedetto XVI.

sabato 26 dicembre 2009

Attàccati al pallio

Nel mondo classico la follia era imprescindibilmente legata alla sfera sacra: il folle rappresentava la voce del divino, quindi da ascoltare per interpretare (Wikipedia).
Nell'ultimo mese per ben due volte il divino ha fatto sentire la sua voce.
In un modo o nell'altro bisognerà cominciare a cercare di capire quello che ci sta dicendo.

Preveggenza:
Nel 1994 Silvio Berlusconi con la sua casa Casa Editrice pubblica: "L'elogio della follia" di Erasmo da Rotterdam, curandone personalmente la prefazione. Berlusconi, amava regalarne copie ai suoi ospiti. Libro lucido, brillante, autoironico; la pazzia è considerata una forza creatrice: chi innova è tanto più originale quanto più la sua ispirazione è irrazionale.
Ecco... appunto!

venerdì 20 marzo 2009

Taleb(rom)ani

Questa mattina vorrei porre ai vostri ospiti una domanda relativa ad una questione molto delicata motivo per cui non scriverò i nomi veri dei protagonisti della vicenda, ma solo nomi di fantasia.
Poniamo che il monarca del più ricco stato teocratico del mondo che per comodità chiameremo Vaticano sia in viaggio apostolico in un altro continente che per comodità chiameremo Africa.
Poniamo anche che il monarca, viaggi a bordo di un aereo di Stato di un paese confinante, che per comodità chiameremo Italia.
Poniamo che l'aereo, così come il viaggio, sia pagato con i soldi delle tasse dei cittadini dell'Italia i cui governanti , gente generosa coi soldi degli altri, non si siano fatti troppo pregare per concedere.
Per pura ipotesi supponiamo che lo stato Italia non stia passando un bel momento storico: corruzione politica, crisi economica, difficoltà ad arrivare alla fine del mese ma soprattutto branchi di cani assassini liberi per città e paesi hanno messo in ginocchio il morale della gente.
Poniamo ancora che il monarca durante il viaggio, attorniato da un codazzo di giornalisti accreditati, parli di una malattia particolare a trasmissione sessuale, che per comodità chiameremo AIDS.
Presupponiamo anche che per l'AIDS non esistano rimedi se non la prevenzione con l'uso del preservativo.
Domanda: se il monarca dicesse che l'uso del preservativo anzichè limitare la diffusione dell'AIDS la favorisse, i cittadini dello stato Italia potrebbero chiedere ai propri governanti di non pagare il biglietto di ritorno?