"In cammino", il giornalino della Parrocchia di Trezzo, in questi giorni in distribuzione nelle caselle di posta, annegato tra le pubblicità di ipermercati e bricocenter, riporta, come nello scorso mese di ottobre, in occasione della festa patronale, sia stato inaugurato un cippo commemorativo a ricordo dei 1700 anni dell'Editto di Costantino.
Non sarò mai abbastanza grato alla Comunità Pastorale di San Gaetano per avermi aiutato a ricordare che Flavio Valerio Aurelio Costantino fu probabilmente uno dei più grandi "bluff" della storia.
Chi non ricorda la leggenda secondo la quale, durante la guerra civile combattuta con Massenzio nel 312, all'imperatore sarebbe apparsa la croce sovrastata dalla scritta "In hoc signo vinces" che l'avrebbe avvicinato al cristianesimo.
Gli storici, primo tra tutti il cristianissimo Lattanzio, sono più propensi a pensare che se proprio croce ci fu, questa non apparve in cielo ma dipinta sugli scudi o sugli elmi dei soldati, per impedire ai combattenti delle due fazioni, vestiti con le stesse armature, di massacrare un compagno e non un avversario.
Anche intorno all'Editto di Milano, quello che oggi abbiamo "cippato" sotto la Torre del Castello di Trezzo, le ricostruzioni storiche discordano da quelle religiose.
La vulgata clericale riporta che l'Editto di Milano avrebbe liberalizzato la religione nell'impero romano, tale da farne una delle date fondamentali nella storia dell'Occidente.
Una più recente interpretazione delle fonti, ha portato alcuni storici ad affermare che quello che Costantino e Licinio firmarono a Milano nel 313, non si trattò di un vero e proprio editto, ma più che altro l'attuazione delle misure contenute nell'Editto di Galerio del 311, con il quale era stato definitivamente posto termine alle persecuzioni.
Ma certamente il documento più controverso attribuito all'Imperatore Romano è il "Lascito di Costantino", recante la data del 30 marzo 315.
Il documento sarà utilizzato dalla Chiesa nei secoli futuri per avvalorare i propri diritti sui possedimenti territoriali in Occidente e per legittimare le proprie mire di carattere temporale.
Già Dante Alighieri sollevò qualche perplessità circa la legalità del lascito (Inferno XIX, 115-117), ma fu nel 1440 che, l'umanista italiano Lorenzo Valla, dimostrò in modo inequivocabile come la donazione fosse un falso. Lo fece in un approfondito studio storico e linguistico del documento. Tuttavia l'opuscolo del Valla: "De falso credita et ementita Constantini donatione declamatio" (Discorso sulla donazione di Costantino, altrettanto malamente falsificata che creduta autentica), poté essere pubblicato solo nel 1517 e in ambiente protestante, mentre la Chiesa cattolica difese ancora per secoli la tesi dell'originalità del documento. Nel 1559 lo scritto di Lorenzo Valla fu incluso nell'Indice dei Libri Proibiti in quanto pericoloso per la fede.
La commistione della Religione Cattolica con lo Sterco del Demonio è più solidale di quanto si pensi.
Parlando di danaro, circa il "cippo trezzese", sarebbe interessante chiedere alla Comunità Pastorale di San Gaetano a quanto ammonta il Patrocinio che l'Amministrazione Comunale ha messo a disposizione per l'opera.
Infatti quel cippo è una paraculata colossale.
RispondiEliminaOttime storie semi ridicole sui politici trezzesi e non. Giano, ma quanto studio dentro per uno che dice che e' sempre stanco dal tanto lavoro. Ennesima bugia per chi ti vuole bene!!! Grazie. Anche se riconosco appieno le verita' che scrivi. Ma come e' che dici di non avere tempo per lei e per te?
RispondiElimina