Visualizzazione post con etichetta barack obama. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta barack obama. Mostra tutti i post

mercoledì 28 agosto 2013

I' have a dream

Il 28 agosto del 1963 a Washington, davanti a una folla di 250 mila persone, radunate al Lincoln Memorial, un trentenne pastore protestante americano, Martin Luther King pronunciava lo storico discorso nel quale più volte ripeteva la frase ''I' have a dream'': ho un sogno!
Barack Obama, quarantasette anni dopo sarebbe diventato il primo presidente afroamericano degli Stati Uniti.
Storie di un paese giovane che pur con nelle sue contraddizioni riesce a generare cambiamenti epocali.
Esattamente il contrario del nostro, governato da una classe di ottuagenari, nella stragrande maggioranza dei casi, vigliacchi e incapaci di ogni innovazione, che possa intaccare il loro potere.
I trentenni in Italia, ad andar bene, fanno i precari.
Dopo 2000 anni di cristianesimo, l’Italia riesce a produrre un simulacro di  ministro di colore attaccato più per il colore della sua pelle che per la sua manifesta incapacità.
Anch’io ho un sogno, ma come il reverendo King, passeranno molti anni dalla mia morte prima di vederlo realizzato.

lunedì 12 novembre 2012

Il buco della serratura

Sono finite da meno di una settimana le elezioni americane e il neo rieletto presidente Obama deve risolvere il problema dell'affaire Petraeus: il direttore dell CIA implicato in un intricato quadrilatero sessuale. 
L'intreccio tra sesso e politica è una piacevole costante anche nella politica di casa nostra.
Silurare un esponente politico, frugando tra le lenzuola del suo letto, è molto più semplice che cercare mandarlo a casa cercando di provare la sua incapacità politica.
Nell'Italia repubblicana gli esempi si sprecano: vallette, peripatiche vere o presunte, omosessuessuali, transessuali, onanisti, ce n'è per tutti i gusti.
Più che Boccaccio, sembrano i sonetti proibiti di Marziale.
Il popolino si scandalizza, si compiace, si da di gomito e mentre, prono, spia dal buco della serratura non si accorge di chi gli passa dietro.

mercoledì 7 novembre 2012

Non siamo mica gli americani

"Non siamo mica gli americani", è il titolo del secondo album di Vasco Rossi di quasi venticinque anni fa. 
Non siamo mica gli americani è anche il pensiero che mi ricorreva alla mente, questa notte, mentre seguivo i risultati dell'Election Day statunitense. Il candidato repubblicano Romney, nel suo discorso di commiato al proprio elettorato, ammettendo la sconfitta, ha ringraziato augurando ogni bene al rieletto presidente democratico Obama e ha invitato il paese all'unità intorno al capo dello stato. 
Nella vecchia europa, la crisi ha spazzato via tutti i governi ritenuti, a torto o a ragione, responsabili dell'impoverimento generalizzato. 
Negli USA la crisi non sembra aver intaccato più di tanto il sogno del presidente di colore. 
La distanza che ci separa degli americani è ben maggiore dell'oceano che ci divide. 
Nel paese del campanile questo tipo di atteggiamento non solo è impensabile ma anche improponibile. 
Divisi da più di un millennio tra guelfi e ghibellini, impegnati in continue guerre di pollaio, restiamo quel che siamo: un paese vecchio e moribondo, un satrapato bizantino e decadente, ai confini di un impero. Specchiato nella classe politica che, tutti i giorni, vediamo da dietro gli schermi televisivi.

lunedì 2 maggio 2011

Obama's

Questa notte ho sentito il presidente degli USA annunciare l'uccisione di Bin Laden.
Barak Obama ha ripetuto in continuazione che è una vittoria di tutta l'america contro il terrorismo.
La distanza dai nostri politici autoctoni e sempre più imbarazzante anche nei particolari.
I nostri, appena le forze dell'ordine arrestano un qualsiasi guappo di quartiere, appongono il bollino della vittoria della propria amministrazione, come con le banane.
Il clima è quello dell'eterna lotta tra un governo di guardie e tutti gli altri, ladri.
O forse, anche, il contrario.

giovedì 6 novembre 2008

Il carro dei vincitori

Non c'era dubbio che la sinistra e la destra italiana salissero a piè pari sul carro del vincitore delle ultime elezioni USA.
"Maancheveltroni", il cui partito si chiama come quello del nuovo presidente USA, vuole l'escusiva e in cuor suo sogna di essere l'Obama "de noantri".
Maria(Pia)stella Gelmini, ministro dell'istruzione, dice d'essersi ispirata alla riforma della scuola di Obama, pensando alla sua riforma "pizz'emandolino".
Gasparri spara l'immancabile stupidaggine su "Al qaeda" che avrebbe preferito l'arrendevole Obama all'arcigno McCain. Poi, in un attimo di lucidità, non si corregge e rilancia: "...vabbè tanto non mi ascolta nessuno in Italia, figurati negli USA".
La migliore, al solito, è dell'infaticabile Berlusconi che ieri pomeriggio a Milano, al salone del Ciclo e Motociclo ha affermato: "Potrò dare dei consigli ad Obama perchè sono più anziano. Aspetto di farlo quando lo abbraccerò di persona."

mercoledì 5 novembre 2008

E due...!

Periodo disgaziato per i difensori della razza bianca.
Nella settimana più piovosa dell'anno, domenica abbiamo avuto il primo campione del mondo di F1 di colore. Il più giovane di sempre: un ventenne! Alla faccia di Mario Andretti che profetizzava che mai avremmo avuto un Campione del mondo di F1 di colore data la loro incapacità di guidare.
Pochi minuti fa la conferma ufficiale: gli USA hanno eletto Barack Hussein Obama: il primo presidente di colore alla guida dello stato più potente del mondo. Un quarantenne!
Giuro che mai mi sono sentito così vicino alla gente degli Stati Uniti come oggi. Gli elettori americani hanno fatto un atto di coraggio, hanno dimostrato la voglia girare pagina, la voglia di continuare a sognare.
Insomma tutto quello che manca ai vecchi parrucconi della destra italiana al governo.
Tutto quello che manca più in generale alla classe politica italiana.
Ma quel che è peggio è la mancanza di voglia di riscatto della gente di questo paese.