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lunedì 21 aprile 2014

Roberto Vacca - Chi usa molto Internet perde la fede

“Come Internet sta eliminando la religione in America” titola il 4/4/2014 Technology Review rivista dell’MIT. Cita A. Downey, professore di Scienza dei Dati a Olin College of Engineering, che ha analizzato la  crescita dell’uso di Internet e del numero di quelli che abbandonano la religione. Quest’ultimo parametro deriva da un sondaggio dell’Università di Chicago. A 9000 persone si è chiesto: ”Che religione preferisci? In quale religione ti hanno allevato? Sei laureato? Quanto usi Internet?” Ecco i risultati:

Anno
1990
1995
2000
2005
2010
% senza preferenze religiose
0
10
42
70
72
% senza preferenze religiose
8
11,5
14
15
18

Dal 1990 al 2010 crescono sia gli utenti Internet, sia i non religiosi. La correlazione statistica fra le due variabili è  0,935.
La correlazione misura quanto, in un dato periodo, due fenomeni varino in modo simile: ha il valore 1 se le loro misure sono proporzionali, zero se sono indipendenti e -1 se inversamente proporzionali. Un’alta correlazione non implica che una variabile sia causa dell’altra. È alta la correlazione fra il numero annuo di assassini e quello delle chiese cattoliche, ma non perché nelle chiese si predichi la violenza: i due numeri sono proporzionali alla popolazione. In Italia la correlazione fra il numero di personal computer e quello dei casi di AIDS dal 1983 al 2004 era alta: ben 0,99, ma usare il computer non provoca certo l’AIDS.
Il Prof. Downey dichiara: “So bene che un’alta correlazione positiva non è segno di causalità. I due processi di crescita potrebbero avere una causa comune, anche se né io, né altri l’hanno individuata. Ho usato, però, la regressione statistica per individuare i fattori che hanno contribuito a staccare dalla religione numeri crescenti di persone.”
Il 20 % dei distacchi sarebbe causato dall’uso crescente di Internet. La Rete fornisce, infatti, molte opportunità di informarsi su quel che pensano atei o non religiosi e di interagire con loro. Il 25 % dei distacchi dipenderebbe da cambiamenti nell’educazione religiosa ricevuta. Il 5%, infine, sarebbe dovuto alla maggiore diffusione dell’insegnamento superiore. Nel 1980 laureati e diplomati costituivano il 17% della popolazione americana e nel 2000 la percentuale era salita al 27%. Downey dà per scontato che i religiosi sono più rari fra i laureati. I tre fattori citati spiegherebbero il 50% del calo di religiosità. 
E l’altra metà? Downey arguisce che esista un'altra causa. Non la individua. Prima di indagare quale possa essere, è bene analizzare la qualità dei dati di partenza. I sondaggi non forniscono fatti, ma opinioni in risposta a domande: se queste sono vaghe, tutto rimane ipotetico.
Mio nonno, il poeta Adolfo de Bosis, quando iniziava un dibattito, diceva spesso:
“Cominciamo con il negare i fatti”.
Il fatto studiato qui è la religiosità o appartenenza a una chiesa di chi risponde alla domanda “What is your religious preference?” senza indicare confessione o tempio. Le risposte non chiariscono, però, che cosa le persone credano, che fede accettino, quanto siano fedeli a una gerarchia. 
Andrebbero registrati, invece, fatti: presenze a eventi, firme di impegni, versamenti in denaro, professioni di fede. In mancanza, abbiamo solo ipotesi ragionevoli, come quelle dello stesso Downey che negli Stati Uniti nel 2040 il numero dei non religiosi supererà quello dei cattolici (che regrediranno leggermente) e quello dei protestanti calerà del 10%.

martedì 11 febbraio 2014

Croci, crociati e crocefissi

Non so bene, perché sto scrivendo questo post, è probabile che la vicinanza con la data di ricorrenza della giornata di commemorazione delle vittime delle Foibe e dell'esodo Giuliano-Dalmata, stia tirando fuori il peggio di me. 
In questi giorni gira sui social network la foto di Norma Cossetto associata a quella di Carlo Giuliani. Al di là della stupida strumentalizzazione dell'immagine, la didascalia mette in evidenza come della prima si ricordi solo il martirio e l'oblio, del secondo il fatto che, nell'ottobre 2006 il gruppo di Rifondazione Comunista al Senato della Repubblica decise di intitolare a Carlo Giuliani la sede del proprio ufficio di presidenza. 
Le semplificazioni non mi sono mai piaciute, quelle sulla pelle delle gente meno delle altre. 
Qualcuno ieri sera mi ricordava che "la verità ci renderà liberi" (Giov. 8,32). Dobbiamo avere il coraggio della verità. E' il coraggio che mi porta a dire che non c'è nulla di eroico nel mettere a ferro e fuoco una città o attaccare le forze dell'ordine. 
Carlo Giuliani è un delinquente, con tutte le attenuanti della sua giovane età e della sua distorta sete di giustizia, ma pur sempre un delinquente, morto nell'adempimento del suo credo. 
Norma Cossetto è una martire, senza dubbio, ma anche in questo caso, per il coraggio della verità non posso dimenticare che Norma era apertamente fascista come il padre, Giuseppe Cossetto, dirigente locale del Partito Nazionale Fascista, segretario politico del Fascio locale, commissario governativo delle Casse Rurali e podestà di Visinada (Croazia). 
Solo i più sprovveduti non sanno cos'è successo in Slovenia, Croazia e Dalmazia tra il 1941 e il 1943. 
Solo i peggiori ipocriti fanno finta di non sapere dei genocidi perpetrati nei confronti della popolazione civile, delle decine di campi di sterminio italiani, dei 20.000 morti perpetrati dal Generale Mario Roatta e dall'esercito occupante fascista. 
Migliaia i civili falciati dai plotoni di esecuzione italiani, dalla Slovenia alla "Provincia del Carnaro", dalla Dalmazia fino alle Bocche di Cattaro e Montenegro senza aver subito alcun processo, ma in seguito a semplici ordini di generali dell'esercito, di governatori o di federali e commissari fascisti. Italiani "brava gente", parenti diretti di quelli che all'inizio del secolo scorso "gasavano" i libici, i somali, gli eritrei e gli etiopi. 
La violenza è inaccettabile, sempre e comunque, da qualsiasi parte venga, qualsiasi sia la "bandierina" appuntata sulla giacchetta. 
Due settimane fa, suscitò un certo scalpore la partecipazione di Alessandro Di Battista alla trasmissione: "Le Invasioni Barbariche". 
Ci furono strascichi e polemiche circa il credo fascista del padre di Di Battista, ma, ai più, è sfuggito il passato da catechista del deputato pentastellato e della sua lunga permanenza in sudamerica. 
Quello che in America Latina è stato perpetrato sotto l'egida della croce è un orrore infinito che fa sembrare i regimi totalitari del secolo scorso una ragazzata. 
Era una croce e la bandiera spagnola quella che Cristoforo Colombo piantò sulla terra americana come segno di conquista materiale e spirituale in nome della Spagna e della Chiesa Cattolica. 
In meno di 400 anni, genocidi, malattie e fame sterminarono due terzi degli indios, milioni di persone e civiltà millenarie, tutto in nome del Vangelo e poco importa se oggi il "santo" Papa Francesco I - Jorge Mario Bergoglio arriva proprio da lì. 
Qualora non l'avesse già fatto, invito Alessandro Di Battista, nel suo prossimo viaggio in America Latina a scendere dall'aereo e a chiedere umilmente scusa. Scusa per il suo credo violento e delinquente. 
La guerra è merda, la sopraffazione di un uomo su un altro uomo è merda, sempre e comunque, qualunque motivazione, colore o religione abbia.