venerdì 27 agosto 2010

E se son ciùc purteme a ca' cun la carettaaaa!

In grande spolvero Roberto calderoli alla festa della Lega ad Alzano Lombardo.
Più che un ministro sembra un villico un po' sbruffone, ubriaco, in una bettola che cerca di attirare l'attenzione sparandole più grosse di lui.
[ N.d.r. - I passaggi sono stati trascritti senza nessuna aggiunta o taglio. Le pause dono state sostituite dai punti di sospensione]


1. "...e poi se arriva in campo Montezemolo, che di solito è veramente..., sai quando ci sono i film dei... western, quando c'è il condor che gira sulla preda... Quando vedo passar Montezemolo, dico: 'C'è un caduto sul campo' e lui viene ad appropriarsi della preda... Però francamente tutte queste cose qua... che Montezemolo scacciato dalla FIAT, scacciato da CONFINDUSTRIA, fa perdere anche la Ferrari, perchè non vince più neanche la Ferrari con Montezemolo, debba venire a darci dei suggerimenti, allora la cosa mi preoccupa."


2. "Il Corrierooone: '...ma ci vuole un governo delle larghe intese' Passera [AD - Bancaintesa] che viene a dire: '...ma il momento è difficile', a me francamente, quando io son ad Alzano, non penso alla passera... al banchiere, io invece vedi, diversamente da te, faccio l'accoppiata: Bocchino - Passera e mi sembra che debbano andare insieme".


3. "Se io dico prima si vota meglio è, i miei sondaggi me li sono mica fatti e bene me li son fatti e chi dice che c'è un problema di premio di maggioranza al senato... quella legge lì l'ho scritta io, quindi state tranquilli che si va tranquilli al voto. Ve lo garantisco io! Perchè dopo averla definita una porcata, ma rispetto al resto del mondo quella roba lì è una cosa santa è, veramente rispetto allo schifo... e chi la sa usare, quella legge lì, deve ancora produrre dei risultati che nè la stampa ne i politici hanno ancora conosciuto, perchè è inesauribile rispetto alle potenzialità che c'ha..."


Boh? Vabbè porta un altro mezzo litro...

giovedì 26 agosto 2010

Un campari col bianco...

A Lesa, sulla riva del lago Maggiore, nella villa che fu della famiglia Campari (quella del bitter) e ancora prima del patriota Cesare Correnti, Berlusconi (che è il nuovo proprietario) ha organizzato un summit con pranzo insieme a Bossi e allo stato maggiore del caravanserraglio leghista.
Berlusconi, tra un risotto a la milanesa e un piatto di polenta coi missultit ha chiesto a Bossi di non parlare più di elezioni. Almeno per un po’: il popolo pecorone non capirebbe.
"Ma soprattutto perchè non è detto che queste benedette elezioni le vinciamo" ha fatto presente il capo del governo. Verdini, presente al pranzo, aveva portato con sé i numeri degli immncabili sondaggi.
Ma la postilla in apparenza più succosa: sembra sia stata, come la richiesta di voto anticipato, che anche il veto su Casini possa scomparire. Su questo punto Berlusconi è stato chiaro: "...non potete dire di no a priori, ad una collaborazione con l’Udc. O vi incaricate di risolvere il nodo aperto con il gruppo di Fini o fate cadere il veto!".
Bossi benchè irrigidito dalla "emi" è costretto ad ingoiare questo rospone avvelenato. Almeno per ora.
"Andiamo avanti così, senza elezioni e senza Casini. Al momento non si fa niente, proseguiamo per realizzare il programma di governo", ha spiegato il Senatur lasciando la villa verso le 15, seguito dai tirapiedi del suo stato maggiore.
Ne consegue che l'Armata Berluscone, benchè decimata nel corpo e nello spirito, prosegue il suo cammino:


Lungo è il cammino, ma grande è la meta
Vade retro Satan, Vade retro Satan
Senza armatura, senza paura
Senza calzari, senza danari
Senza la brocca, senza pagnocca
Senza la mappa, senza la pappa
Senza cavallo, senza l'avvallo
...

mercoledì 25 agosto 2010

Federalismo criminale

Piazzale Corvetto si trova, in una zona di prima periferia a sud est di Milano. E' attraversato dai cavalcavia e dalla circonvallazione. Un quartiere di palazzi popolari, che non ha mai avuto lo splendore criminale del Giambellino e di Quarto Oggiaro o conosciuto le rivolte degli emigranti di via Padova e dintorni. Non è così lontano da piazza del Duomo ed è servito anche dalla metropolitana.
Corvetto è Milano, quello che rimane di Milano. Il quartiere si è gemellato da anni con Scampia, i suoi abitanti non hanno ancora messo un cartello all'ingresso, come fanno nei paesi, ma l'amministrazione comunale dovrebbe valutarlo con in aggiunta la scritta: "Corvetto secessionista". Se a Scampia alle volanti della Polizia lanciavano di tutto dalle finestre, al Corvetto sono scesi direttamente in strada per picchiare un vigile e impedire un arresto. Era in corso un pestaggio a sangue di un maghrebino da parte di alcuni abitanti del quartiere. I vigili sono intervenuti. Uno di loro ha bloccato un aggressore. Venti ragazzi hanno fermato e picchiato il vigile tra l'indifferenza degli abitanti. L'arrestato è fuggito, o meglio, è andato a dormire a nel SUO quartiere. Il Corvetto è infatti COSA LORO. I ragazzi gridavano esultanti al vigile finito in ospedale: "Te la facciamo pagare, così capisci chi comanda".
Si deve prendere atto che il Corvetto è il primo esempio di federalismo criminale a Milano. Nella zona, da anni, chi si ribella, anche per piccole cose, come un parcheggio o per gli schiamazzi, viene minacciato o picchiato con ferocia. L'emigrazione non c'entra, al massimo è mano d'opera usata dalla criminalità italiana. Milano ha La Russa ministro della Difesa, Berlusconi presidente del Consiglio e il varesotto Maroni ministro degli Interni ed è in mano al Pdl e prima di lui a Craxi che poi è la stessa cosa. Se a Scampia lo Stato è assente, a Milano è forse troppo presente.
A Londra, a Vienna o a Madrid, il Corvetto, così come Scampia, sarebbero impossibili persino da concepire. Non esistono zone franche, extraterritoriali dove c'è lo Stato e, se esistono, sono la prova che lo Stato non c'è. La secesiùn comincia a dare i primi effetti. Se Boss(ol)i può invocare 300.000 fucili dalla bergamasca e il suo alleato Dell'Utri chiamare eroe Mangano, allora perché dei ragazzi, se provocati dai ghisa della Moratti, non possono difendere il loro territorio? E' il diritto del suolo e il rovescio della Repubblica Italiana, unita nella divisione.


Beppe Grillo

lunedì 23 agosto 2010

Odio la sinistra

Odio la Sinistra, odio la Sinistra dei cantori del nulla ideologico, dei moralisti, degli intellettuali, dei filosofi impegnata sempre a impartire lezioni.
Odio la Sinistra delle trattative sotto il tavolo, degli inciuci, dei silenzi, delle votazioni in aula per l'indulto e dell'assenza dall'aula per lo Scudo Fiscale.
Odio la Sinistra che ha trasformato l'opposizione in una caricatura, la Sinistra autoreferenziale che non tollera nessuno alla sua sinistra e dialoga con mafiosi e piduisti.
Odio le ottusità e le furbizie della Sinistra, il distacco dagli operai, dai precari, l'altezzosità dei suoi giornalisti maestri del pensiero unico.
Odio la Sinistra che ha dimenticato gli operai, i precari, i disoccupati, la Sinistra dei sindacati scomparsi, quella degli inceneritori, dell'acqua privata, del nucleare sicuro e dei parlamentari che maturano la pensione dopo due anni e mezzo.
Odio la Sinistra dei tesorieri di partito che incassa centinaia di milioni di rimborsi elettorali e che organizza feste di partito tutto l'anno.
Odio la Sinistra che non è più comunista, né socialista e neppure socialdemocratica, la Sinistra che candida De Luca in Campania e Carra in Parlamento e che elogia Tronchetti e Marchionne.
Odio la Sinistra che attacca in pubblico Berlusconi e che gli ha regalato televisioni, ricchezza, impunità e che non ha mai fatto una legge sul conflitto di interessi, la Sinistra che fa 10 domande su Noemi e la D'Addario per un'intera estate e che per 15 anni non ne fa una sui mandanti della morte di Borsellino.
Odio la Sinistra che ha dimenticato Pasolini, Berlinguer, Pertini e che vuole riabilitare Craxi, la Sinistra che se non sei di sinistra sei di destra e se sei di sinistra devi fare una coalizione delle forze progressiste.
Odio la Sinistra che si nutre di berlusconismo e di anti berlusconismo per sopravvivere, la Sinistra che non discute mai di programmi, ma di persone, avversari, equilibri, poltrone, percentuali di voto, candidati.
Odio la Sinistra della TAV, della base americana di Dal Molin e delle sue cooperative del cemento, la Sinistra del "Lavoro, lavoro, lavoro!" di Fassino e sua moglie mantenuti in Parlamento da generazioni di italiani.
Odio la Sinistra dei consigli regionali in galera per tangenti, della Campania trasformata in discarica da Bassolino, dei "termovalorizzatori" di Chiamparino, della spocchia dei funzionari di partito.
Odio la Sinistra dei richelieu da strapazzo che costruiscono alleanze e coalizioni nell'ombra.
Odio la Sinistra che, per non perdere voti, soffoca i movimenti dei cittadini nel suo recinto razionale e riformista dove pascolano le vacche sacre con la barba bianca e, se non ci riesce, ne inventa di fasulli per occupare uno spazio politico.
Odio la Sinistra, così come la Destra, per la loro capacità di togliere ossigeno alle idee, per la divisione dei cittadini in fazioni una contro l'altra armata con i politici a fare da arbitro, per la distruzione della sola idea di un futuro.
 
Beppe Grillo

giovedì 19 agosto 2010

Mondadori

Con la stampa e le televisioni impegnate nell'"affaire Fini", nell'ultimo periodo, ai più è sfuggito un articolo su "la Repubblica", in merito all'ennesimo giochetto del Presidente del Consiglio a tutela di una delle sue aziende. Ma di che si tratta? Semplice: Berlusconi ha voluto sistemare un suo vecchio (della Mondadori) contenzioso con il fisco facendo approvare nell'ultima finanziaria un codicillo per cui chi ha avuto due sentenze a favore in un procedimento che lo vede contrapposto all’erario per tasse non pagate, può risolvere la questione con una transazione pari al 5 per cento delle somme dovute.
Esattamente il caso che vede Marina Berlusconi e la Mondadori in lotta con il ministero delle Finanze che contesta alla casa editrice controllata dalla Fininvest il mancato pagamento di 173 milioni sulle plusvalenze realizzate nel 1991 quando ci fu la fusione tra l’Amef e la Arnoldo Mondadori. La società ha vinto in due gradi di giudizio la causa contro il fisco, per cui ricorrendo (guarda caso!) tutte le fattispecie previste dalla legge, si è affrettata a definire la questione pagando solo 8,5 milioni di euro.
Insomma la famiglia Berlusconi, utilizzando una legge fatta dal Governo Berlusconi e approvata dalla maggioranza parlamentare di Berlusconi, ha risparmiato in un botto qualcosa come 164 milioni di euro, per non parlare degli interessi, ma quelli non contano... Alla faccia della lotta all’evasione fiscale e ai “furbetti” tanto sbandierata dal ministro Tremonti.

martedì 17 agosto 2010

Adieu!

Appena ieri pomeriggio s'è diffusa la notizia della morte di Francesco Cossiga è cominciata la ridda delle dichiarazioni coccodrillo.
Come sempre capita in queste felici occasioni il paese politico recupera 24 ore di unità nazionale. Da destra a sinistra, passando per l'immarcescibile centro, il defunto Presidente Emerito viene ricordato al pari dei padri della patria.
In un paese di alzheimerizzati il ricordo è un bene di cui abbiamo fatto a meno da tempo.
Di Cossiga si ricorda la grande statura culturale (16 lauree!) il ruolo di "Caron Dimonio" ideale tra la prima e la seconda repubblica. Qualcuno azzarda al picconatore. Financo la Lega, dalle pagine della Padania, scopre il Cossiga federalista (!)
Pochissimi, per lo più di sfuggita e sottovoce, parlano di luci e ombre.
I più si son dimenticati di Cossiga, uomo dei misteri, "Gladiatore", ministro dell'interno durante il rapimento di Aldo Moro, primo ministro durante le stragi di Ustica e di Bologna.
Ministro dell'Interno omertoso sull'omicidio di Giorgiana Masi (probabilmente) "sparata" da Giovanni Santone, poliziotto infiltrato, fotografato in borghese pistola in pugno durante gli scontri di piazza per il Referendum sul divorzio. Sbruffone impudente, fino a meno di due anni fa dalle pagine di un giornale si permetteva di consigliare l'attuale Ministro dell'Interno sull'atteggiamento da tenere nei confronti di un redivivo movimento studentesco.
Mi piace ricordarlo così:
"Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand'ero ministro dell'Interno. In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perchè pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito... Lasciarli fare (gli universitari, ndr). Ritirare le forze di Polizia dalle strade e dalle Università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città. Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di Polizia e Carabinieri. Nel senso che le forze dell'ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano. Soprattutto i docenti. Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì... questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l'incendio" (Quotidiano Nazionale, 22 ottobre 2008)

Eja, eja, alalà

Si sforzano, poverini, li vedi sudati, grondanti nonostante il larghissimo sorriso e la buona volontà, ma mica ce la fanno.
Era come quando da bambini facevamo il gioco del silenzio. Ce la mettevi tutta ma poi la parolina usciva, da sola.
Sta succedendo a Gianni Alemanno.
Ha fatto di tutto per cercar di far dimenticare il passato da picchiatore fascista [...oggi si direbbe movimentista] o il suocero [Pino Rauti n.d.r.] anche lui un po' troppo movimentato.
Per farsi eleggere Sindaco a Roma, Gianni ha cambiato anche look: sempre in giaccaecravatta, sempre sorrisi e moine, conciliante con la faccia da gattone.
Non oso pensare quanto, da Sindaco, dev'essergli costato difendere i froci del "Gay Village" o permettere il Gay Pride.
Ogni tanto però, gli parte un embolo come quando ha promesso di gettarsi con la macchina contro il casello qualora avessero messo il pedaggio sul raccordo anulare. Ma probabilmente, in questi casi, il medico del suo enturage lo seda immediatamente.
Ennesimo episodio ieri, quando Gianni ha dichiarato che il Comune di Roma ha allo studio una tassa per le manifestazioni: «Chi organizza le manifestazioni paghi i servizi resi».
Non c'è nulla da fare, nonostante tutti gli sforzi, lo spirito del vecchio camerata fa sempre capolino come un rutto malcelato.
Con quest'andazzo, tra un po' a lamentarsi potranno essere solo i ricchi.
Ma la tassa varrà anche per le manifestazioni religiose?

La "maledizione" dei 4 verdi

Ieri sera, a Siena, s'è corso il palio dell'Assunta.
I vecchi contradaioli di Siena paventavano un Palio particolarmente difficile. Sul palio dell'Assunta, infatti, aleggia la maledizione delle quattro verdi. Secondo la tradizione accade sempre qualcosa di negativo quando corrono assieme le quattro contrade che hanno, tra i loro colori, il verde: Bruco, Oca, Selva e Drago. La tradizione non s'è smentita: due prove annullate per il maltempo, la morte del capo della delegazione della città di Avignone, colpito la notte scorsa da un traversino di pietra staccatosi da un balcone e una corsa a ranghi ridotti dopo il ritiro della Giraffa ne sono la prova.
Sembrava potesse bastare, invece qualche istante prima della manifestazione, una donna è stata colpita e prontamente ricoverata in ospedale dopo che la bandiera di uno sbandieratore è volata casualmente tra la folla.
Che il verde non porti particolarmente bene, non è solo un problema senese. Da quando la Lega è al governo di disgrazie ne sono accadute parecchie anche agli italiani.
Che abbia ragione il Ministro per il Turismo Michela Brambilla e si debba abolire il Palio quantomeno per tutelare l'immunità fisica degli animali?
Si potrebbe anche fare. Al posto dei cavalli, i fantini, potrebbero cominciare a "cavalcare" lei.

lunedì 16 agosto 2010

Per (dis)grazia ricevuta

Allarme bomba, il giorno di ferragosto, al santuario della Madonna di Lourdes. Il santuario era particolarmente affollato di pellegrini giunti per la festa dell'Assunzione.
Una telefonata al commissariato locale annunciava l'esplosione di quattro ordigni entro le 15. "L'avvertimento ci è arrivato intorno a mezzogiorno, da una cabina telefonica, da un uomo con un forte accento mediterraneo, e che sembrava assai determinato - ha dichiarato all'agenzia francese AFP il prefetto di Hautes-Pyrénées, René Bidal - Dovevamo prendere l'ipotesi sul serio".

"Minkia, sta fila de pilligrini scassami aaa minkia tuttu u' iùornu. Siddu no abacari ci mìettiri quattru bumbe in du culu..."

L'allarme, dopo accurati controlli, si è rivelato infondato e dopo un paio d'ore la prefettura ha annunciato la riapertura del luogo sacro.

domenica 15 agosto 2010

La più amata dagli italiani

I manganellatori mediatici de "il Giornale" non hanno ancora finito con "la cura" a Fini e, sempre a proposito della famosa casa di Montecarlo, producono storie, documenti, testimonianze.
Ultima, solo in ordine di tempo, riguarda la cucina con cui sarebbe stato arredato il famoso appartamento. Chissà se la cucina era una delle famose Scavolini.
Spuntano improbabili rivendite di periferia, testimoni che si licenziano per poter testimoniare, arredatori con il metro flessibile, autotrasportatori che trasportano/non trasportano.
Tutto fa brodo, come in una soap sudamericana di seconda categoria.
Gli ingredienti ci sono tutti: il potere, i soldi, la politica, le donne, gli intrighi, l’amore, l’odio, la fazione, il clan, le case, le auto di lusso, il jet-set, la televisione, i ricchi arricchiti, la nobiltà, la miseria, la generosità, la debolezza e la forza. I fatti a che servono? Solo un inutile orpelloso accessorio.
Gli italiani che possono leggono di queste cose sotto l'ombrellone della spiaggia assolata. Quelli che non possono sul divano di casa in un piovoso ferragosto. Il chiacchericcio politico gioca, sulla pelle di entrambe, il presente e il futuro.

venerdì 13 agosto 2010

Fini? Importa sega...

Se non fosse per la tragicità del momento sarebbe anche abbastanza divertente veder al volar di stracci nel centro destra italiano. Berlusconi, la cui presidenza è messa in crisi dal Presidente della Camera Fini, scatena i suoi squadristi mediatici che, arrotolato "il Giornale" a mò di manganello, menano a più non posso.
Salta fuori una casa a Montecarlo, lascito di una "Contessa Serbelloni Mazzanti Viendalmare" ad AN, venduta dalla stessa AN ad un'immobiliare del paradiso fiscale delle Piccole Antille. Affittata (...ma guarda il caso!) al fratello dell'attuale compagna del Presidente della Camera, tal Elisabetta Tulliani.
La Tulliani sembra, a detta dell'ex signora Fini, una «professionista» dell’arrampicamento sociale, basta pensare alla sua relazione con Lucianone Gaucci, l'otaria travestita da ex presidente del Perugia Calcio. Gaucci definisce la Tulliani: “una donna assetata di denaro”, che gli ha “tolto tutto quel che poteva”. E detto da un maramaldo di sette cotte come Gaucci e tutto dire.
La Tulliani fece notizia oltre che per la relazione con Gaucci anche per gli scatti (...presi da un paparazzo?) nel giugno 2008 mentre, a Porto Ercole, fa una "pippa", ricambiata, al Presidente della Camera.
Insomma è il solito refrain della politica nazionale: appena qualcuno storce il naso, ci si affretta a dimostrare che anche lui ha le mani sporche di marmellata. Il bello è che spessissimo ci si riesce.

sabato 7 agosto 2010

(G)Aleotti

Il Bel Paese da sempre sforna menti geniali di manager vincenti. L'imprenditoria italiana, dal rinascimento in avanti, ha capeggiato per l'innovazione e la creatività mondiale. Non è un caso quindi se "talpa" Heinrich Kieber, l'ex dipendente della fiduciaria Liechtenstein Global Trust, che due anni fa ha venduto al fisco tedesco, per cinque milioni di euro, la lista dei conti in nero e dei relativi correntisti, ha rivelato che l'evasore più ricco è un italiano. Dopo una ridda di indiscrezioni e mezze verità è spuntato anche il nome: Alberto Sergio Aleotti, Cavaliere del lavoro (...degli altri), 87 anni, titolare della Menarini farmaceutici di Firenze. Lui e tutta la sua famiglia: Alberto Giovanni Aleotti, Massimiliana Landini, Lucia Aleotti e Benedetta Aleotti sono intestatari di conti correnti per 476 milioni di euro.
Contestuale alla notizia la smentita di rito: “Tutte le disponibilità finanziarie della mia famiglia sono regolarmente assoggettate a tassazione”.
Alberto Aleotti era stato arrestato nel 1994 per aver dato una tangente di un miliardo a Duilio Poggiolini ex direttore generale del servizio farmaceutico nazionale del Ministero della Sanità di Francesco De Lorenzo. Poggiolini era quella macchietta di malavitoso che conduceva una vita al limite del miserabile, nascondendo tuttavia i lingotti d'oro persino nel pouf del salotto. All'atto della perquisizione nella sua casa napoletana furono necessarie dodici ore per catalogare i tesori nascosti negli armadi e persino in divani e materassi.
Niente di strano quindi se non lo stridere della "mission" pubblicata sul sito web della farmaceutica Menarini: "Menarini è un’entità che opera [...]con un alto profilo di responsabilità sociale e morale che impone uno schema di valori basato su eticità, trasparenza, correttezza negli affari, elevata qualità professionale, orientamento al servizio" ...esticazzi!

venerdì 6 agosto 2010

Win for life (parte seconda)

Ieri "Il fatto quotidiano" riportava la notizia secondo la quale, in caso di elezioni anticipate le formazioni politiche incasserebbero altri 200 milioni di euro per il biennio 2011-2012, che andrebbero ad aggiungersi ai 600 già ottenuti nel 2008, all'avvio della legislatura. Niente male per chi, come me, 17 anni fa aveva referendariamnete deciso l'abolizione del finanziamento pubblico dei partiti. La notizia, tuttavia fa il paio con una ancora migliore dal titolo "Gli stipendi d' oro della politica" uscita su "Repubblica" alla fine dello scorso mese a firma del sempre attento Tito Boeri. Sfruculiando nell'articolo si scoprono un sacco di cose interessanti: dalla "sforbiciata" allo stipendio del parlamentare che non inciderà sulla sua pensione futura, al numero di parlamentari pro-capite che è quasi 5 volte quello degli altri paesi. Spigolatura interessante è quella che vede i parlamentari leghisti come quelli che hanno conosciuto i più forti incrementi del loro reddito una volta eletti in Parlamento, in media, quasi del 200 per cento. Niente male per un movimento per cui il motto: "Roma Ladrona" è il cavallo di battaglia rispolverato ad ogni piè sospinto. Perfettamente in linea con la storia personale del suo leader, uno che non ha mai lavorato un giorno in vita sua!