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martedì 18 settembre 2012

Te l'avevo detto!


Te l'avevo detto!
Il senso di fastidio nel dire queste tre parole è superato di gran lunga solo dall'imbarazzo di sentirsele rivolgere.
Te l'avevo detto: non sono passati neanche due anni dal referendum con cui la FIAT aveva ricattato i propri dipendenti con la chimera dei 20 miliardi d'investimenti del piano "Fabbrica Italia", che il piano non esiste più.
Sergio Marchionne l'ha annunciato, ufficialmente, due giorni fa.
Questa mattina, dalle pagine di Repubblica l'AD del gruppo torinese risponde alle critiche che Diego Della Valle aveva portato nei confronti della scarsa capacità imprenditoriale del gruppo torinese, informandoci che non compererà più le scarpe della Tod's.

venerdì 14 gennaio 2011

Referendum col trucco

Fiat Mirafiori: il sì ha vinto grazie al voto degli impiegati che non sono coinvolti direttamente nella vicenda: sì 2.735 voti 54,05%, no 2.325 45,95%.
Al seggio 5, quello degli impiegati, 421 sì, contro 20 no.
La maggioranza silenziosa, quella dei colletti bianchi, è tornata.
Ha fottuto di nuovo gli operai quelli delle catene.
E  mentre il presidente della Fiat, John Elkann, ha commentato: "Ora bisogna archiviare le polemiche e le contrapposizioni, affrontando le sfide che abbiamo davanti in modo costruttivo" l’a.d. del Lingotto Sergio Marchionne ha definito quella dei lavoratori "una scelta coraggiosa".
E se lo dice anche lui c'è davvero da credergli.
Intanto referendum o meno per tutto il 2011, a Mirafiori, continuerà la cassa integrazione a spese di "pantalone".
Questo nonostante il faraonico posizionamento dei nuovi titoli in borsa.
In Fiat cambiano padroni e manager ma l'adagio di privatizzare i profitti e socializzare le perdite è più che mai valido.



"Lo schiavo difende il padrone, mica lo combatte. Perché il vero schiavo non è mica quello con la catena al piede, quanto quello che non è più capace di immaginarsi la libertà" (Silvano Agosti)

lunedì 25 ottobre 2010

Marchiano

Ieri sera, Marchionne, un'icona dei capitani coraggiosi del PD, affermava: «Senza l’Italia, Fiat farebbe meglio».
Sputazzare sul piatto su cui s'è mangiato è uno sport nazionale in crescita come il golf.
Tutti i governi italiani del secolo scorso, senza distinzione, hanno immolato l'intero paese agli Agnelli.
L'ultima guerra mondiale ci ha liberato dalla monarchia piemontese Savoiarda ma non dalla monarchia piemontese dell'auto Fiat.
Marchionne e la sua azienda se ne vadano pure da subito.
Anche l'Italia senza la Fiat starebbe meglio.

giovedì 28 gennaio 2010

Capitalismo in salsa rosa


L’italo-canadese Sergio Marchionne è sempre più “un americano a Roma” di cinematografica memoria.
Così come la fissazione di Nando Mericoni (Alberto Sordi) consisteva nell' "americanizzare" tutto ciò che lo circondava, anche il nostro Marchionne sta lanciando la via statunitense alla consunta imprenditorialità italica.
Marchionne è un uomo tutto d'un pezzo, un lavoratore che non ha tempo di indossare la giacca e la cravatta: casual style: pochi fronzoli e tanta sostanza.
Il frutto di tanto lavoro si vede: il rilancio della FIAT, l'accordo con Chrysler, la promessa chiusura di strutture economicamente improduttive come Termini Imerese e, prprio ieri, finalmente i dividendi per gli azionisti.
Appena il tempo di vuotare le coppe di champagne che arriva la richiesta di Cassa Integrazione per 15 giorni per tutti gli stabilimenti FIAT italiani.
Il nuovo corso del capitalismo italiano: privatizzare gli utili e socializzare le perdite.
Macarò… m'hai provocato e io me te magno!