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Ora, la mia domanda è retorica: che grado di inciviltà ha raggiunto quel paese in cui si deve cercare d'arginare la furbizia di chi l'amministra?
Una farsa, però, non è mai tale se non ne contiene almeno un'altra: i più restii a dare le proprie impronte sono i parlamentari del Carroccio. Tra loro Matteo Brigandì afferma che la procedura è un inutile sperpero di danaro e per questo rifiuta di dare le proprie impronte. E' comunque singolare rimarcare come i dirigenti della lega siano i più propensi a far prendere le impronte agli altri ma a non dare le proprie.
Il meglio l'ha prodotto il deputato Paolo Guzzanti (ex PDL ora PLI): "Raccogliere le impronte digitali è oltraggio alla dignita’ del Parlamento e di fatto equipara nell’immagine pubblica i parlamentari ai sospetti criminali".
La comicità per i Guzzanti è sicuramente un dono di famiglia, ma il meglio, come la verità, viene fuori sempre in modo involontario.
Evocato telefonicamente dagli studi di 7 Gold, Matteo Salvini (Parlamentare e Capogruppo della Lega al Consiglio Comunale di Milano), alla domanda sulla sua riottosità a lasciare le impronte digitali tiene a precisare che Umberto Bossi ha dato le proprie ieri (?!).
Poi attacca una "filippica" sul fatto che i lavori parlamentari sono faragginosi ed estenuanti.
Poi dice che al parlamento europeo si vota con carta e penna e che potremmo farlo anche qui.
Poi dice che la lega è la più presente ai lavori parlamentari e l'IDV quella meno.
Poi dice che lui è in linea con le presenze della lega.
Poi dice che sul sito della Camera...
Non un fiato, però, sui motivi del rifiuto di dare le impronte.
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