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domenica 6 giugno 2010

As[sesso]re


Per la serie non facciamoci mai mancare niente: il nuovo sex-gate politico.
Ad essere trovato con le mani non nei proprio pantaloni è l'assessore all’Ambiente Paolo Massari: un raffinato dandy della politica comunale milanese.
Questa volta però, la cosa sembra, essere un po' più seria del solito.
Dimentichiamo per un attimo escort-puttane e travestiti, questa sarebbe una storia, anzi due, di molestie.
La prima segnalazione arriverebbe alla fine dello scorso mese al Sindaco di Milano dal Console Norvegese, Einar Bull, su indicazione di una dirigente dell’ufficio norvegese per il Commercio e il turismo a cui il Massari avrebbe rivolto pesanti apprezzamenti.
Conoscendo l'apertura mentale dei nordici in materia di sesso, sono curiosissimo di sapere che cosa il nostro Paolone nazionale possa mai averle fatto o detto.
La seconda segnalazione sarebbe arrivata da una dipendente a tempo determinato dell’ufficio Relazioni internazionali del Comune che denuncerebbe le molestie dell’assessore e un ricatto sessuale legato al suo contratto in scadenza.
Insomma in un distorto rapporto pseudo-mignottesco, in cui noi paghiamo e lui scopa.
Non c'è pace per il sindaco Moratti, ormai costretta a cambiare assessori con la stessa frequenza con cui cambia le mutande.

venerdì 6 marzo 2009

Schedature

Mi sento di condividere appieno l'affermazione del consigliere comunale milanese Paolo Massari (FI - PDL) sul fatto che i politici siano lo specchio di chi li vota. Forse è per questo motivo che la Camera dei Deputati ha introdotto il sistema di controllo del voto attraverso l'impronta digitale. Controllo che al di là dei costi non proprio irrisori (500.000 euro) impedisce ai politici di fare i "furbi".
Ora, la mia domanda è retorica: che grado di inciviltà ha raggiunto quel paese in cui si deve cercare d'arginare la furbizia di chi l'amministra?
Una farsa, però, non è mai tale se non ne contiene almeno un'altra: i più restii a dare le proprie impronte sono i parlamentari del Carroccio. Tra loro Matteo Brigandì afferma che la procedura è un inutile sperpero di danaro e per questo rifiuta di dare le proprie impronte. E' comunque singolare rimarcare come i dirigenti della lega siano i più propensi a far prendere le impronte agli altri ma a non dare le proprie.
Il meglio l'ha prodotto il deputato Paolo Guzzanti (ex PDL ora PLI): "Raccogliere le impronte digitali è oltraggio alla dignita’ del Parlamento e di fatto equipara nell’immagine pubblica i parlamentari ai sospetti criminali".
La comicità per i Guzzanti è sicuramente un dono di famiglia, ma il meglio, come la verità, viene fuori sempre in modo involontario.

Evocato telefonicamente dagli studi di 7 Gold, Matteo Salvini (Parlamentare e Capogruppo della Lega al Consiglio Comunale di Milano), alla domanda sulla sua riottosità a lasciare le impronte digitali tiene a precisare che Umberto Bossi ha dato le proprie ieri (?!).
Poi attacca una "filippica" sul fatto che i lavori parlamentari sono faragginosi ed estenuanti.
Poi dice che al parlamento europeo si vota con carta e penna e che potremmo farlo anche qui.
Poi dice che la lega è la più presente ai lavori parlamentari e l'IDV quella meno.
Poi dice che lui è in linea con le presenze della lega.
Poi dice che sul sito della Camera...
Non un fiato, però, sui motivi del rifiuto di dare le impronte.