lunedì 31 agosto 2009

Suor Padania

Boni ironizza sui partiti islamici, ma dimentica che l'Italia con la Chiesa Cattolica è allo stesso livello dell'Iran con gli Sciiti: genuflessa quando non supina.
La Dirigenza Leghista c'ha messo meno di quattro ore la settimana scorsa, a smentire un editoriale apparso sulla "Padania" che ipotizzava una remotissima ipotesi di revisione all'ignobile Concordato.
Non solo, i due maggiori esponenti leghisti (Stanlio-Bossi e Ollio-Calderoli) nei prossimi giorni faranno un pellegrinaggio in Vaticano sulla vicenda immigrazione.
Al solito Bossi, con la fine dell'estate, cambia la "canotta" in "Canossa".

venerdì 28 agosto 2009

In hoc signo vinces!

Quando il 26 agosto scorso, al radiogiornale intercettai la notizia dell'editoriale apparso sulla "Padania" relativo alla messa in discussione dei Patti Lateranensi, pensai che forse era giunta l'ora che anch'io mi armassi di un elmo gallo-celtico e di un badierone con il sole delle alpi.
Neanche il tempo di iniziare la ricerca su internet che prontissima arriva la smentita dell'onorevole "chierichetto" Fabrizio Bricolo: "La Lega non ha alcuna intenzione di modificare il Concordato che così com'è va bene''.
Intanto solo l'8x1000 garantisce al Vaticano più di un miliardo di euro all'anno (i costi del terremoto dell'Abruzzo per interderci).
Complessivamente sgravi fiscali, mancate tasse, docenti di religione e amenità varie la chiesa guadagna qualcosa come otto (!!!) miliardi di euro all'anno.
Più di loro, probabilmente solo gli sciiti iraniani e i talebani afgani
Fedelissimi all'antico motto di "scherzar coi fanti ma di lasciar stare i santi" la lega chiede scusa e corre in chiesa a confessarsi, mentre la sinistra o quel che ne rimane è incapace di prendere neanche questa palla al balzo.
Complimenti!

mercoledì 24 giugno 2009

Alla chiesa romana...

Probabilmente pensi che, quando fai la scelta per l'otto per mille, l'otto per mille delle tue tasse vada a chi decidi tu.

SBAGLIATO!

Lo Stato ogni anno raccoglie l'IRPEF e ne mette l'otto per mille in un calderone. Sembra una quota piccola, ma in realtà sono molti soldi: circa un miliardo di euro. Questi soldi vengono poi ripartiti a seconda delle scelte che sono state espresse: insomma la tua firma conta come un voto e ha lo stesso valore di quella degli uomini più ricchi d'Italia, un Berlusconi o un Moratti.

venerdì 20 marzo 2009

Taleb(rom)ani

Questa mattina vorrei porre ai vostri ospiti una domanda relativa ad una questione molto delicata motivo per cui non scriverò i nomi veri dei protagonisti della vicenda, ma solo nomi di fantasia.
Poniamo che il monarca del più ricco stato teocratico del mondo che per comodità chiameremo Vaticano sia in viaggio apostolico in un altro continente che per comodità chiameremo Africa.
Poniamo anche che il monarca, viaggi a bordo di un aereo di Stato di un paese confinante, che per comodità chiameremo Italia.
Poniamo che l'aereo, così come il viaggio, sia pagato con i soldi delle tasse dei cittadini dell'Italia i cui governanti , gente generosa coi soldi degli altri, non si siano fatti troppo pregare per concedere.
Per pura ipotesi supponiamo che lo stato Italia non stia passando un bel momento storico: corruzione politica, crisi economica, difficoltà ad arrivare alla fine del mese ma soprattutto branchi di cani assassini liberi per città e paesi hanno messo in ginocchio il morale della gente.
Poniamo ancora che il monarca durante il viaggio, attorniato da un codazzo di giornalisti accreditati, parli di una malattia particolare a trasmissione sessuale, che per comodità chiameremo AIDS.
Presupponiamo anche che per l'AIDS non esistano rimedi se non la prevenzione con l'uso del preservativo.
Domanda: se il monarca dicesse che l'uso del preservativo anzichè limitare la diffusione dell'AIDS la favorisse, i cittadini dello stato Italia potrebbero chiedere ai propri governanti di non pagare il biglietto di ritorno?

sabato 14 marzo 2009

Lezioni di piano

Neanche l'introduzione del voto digitale alla camera ferma i "furbetti".
Ad oggi, sono ancora 21 i deputati si sono rifiutati di dare le loro 'minuzie' (impronte digitali); e cosi', il 12 marzo scorso, due parlamentari non hanno resistito al gusto della trasgressione ed hanno votato per altrettanti colleghi 'renitenti'.
Riporta l'ANSA: I 'pianisti' sono Guido Dussin della Lega e Carmelo Lomonte dell'Mpa, che e' vicepresidente del gruppo Misto. I due, che risultano tra quelli che hanno rilasciato le 'minuzie', hanno votato anche per i rispettivi colleghi di gruppo Matteo Salvini ed Elio Belcastro, i quali invece appartengono alla pattuglia dei 21 deputati che si sono rifiutati di farlo e che, quindi, votano con il vecchio sistema.
Dussin, come ha potuto constatare l'ANSA, ha coperto il meccanismo di voto di Salvini, che non era in Aula, con una copia della 'Gazzetta dello sport' sotto cui ha infilato la mano per votare. Piu' disinvolto nell'azione invece Lomonte, che non ha coperto la mano 'incriminata': le lucette del sistema elettronico si sono viste accese al momento del voto sia al suo posto sia a quello del collega Belcastro.
Dai tabulati delle votazioni emerge che sia Salvini sia Belcastro erano presenti e votanti: ma ne' Salvini ne' Belcastro in quel momento erano al loro posto in Aula.
Il presidente della Camera Fini, sensibilmente alterato, preannuncia sanzioni e intanto, difende il nuovo sistema di voto da lui fortemente voluto: "Funziona. Serve al buon nome del Parlamento, perchè nessuno è stato condannato a fare il deputato, anzi molti hanno implorato di farlo. E comunque tutti sono compensati in modo dignitoso per il proprio mandato".
Rincara la dose rilevando che "si era raggiunto un livello insopportabile a danno della credibilità del Parlamento, con deputati che votavano come polipi per garantire la diaria a chi non c'era".

Matteo Salvini, interpellato, si dichiara sorpreso: "Sono stato in Aula durante tutto il periodo dei lavori, assentandomi solo per pochi minuti per un normale bisogno fisiologico".

...ecchellallà

Sentenza storica della Corte di Cassazione la numero 10535 del 11/12/2008 in cui si ribadisce che blog e forum non sono stampa in quanto "non rientrano nella più specifica disciplina della libertà di stampa, ma solo in quella più generale di libertà di manifestazione del proprio pensiero di cui all’art. 21, comma 1, Cost."
La sentenza dovrebbe mettere fine alle mire della politicocrazia su Internet e soprattutto per quel che riguarda la normale libertà di pensiero e d'espressione.
La querelle prende il via nel novembre 2006, periodo in cui le pagine di cronaca, dei giornali riportavano episodi di pedofilia che vedevano protagonisti numerosi preti. In quel periodo alcune pagine del forum del sito web dell’Aduc (Associazione degli utenti e consumatori) il si è popolato di messaggi contro i preti pedofili accusati di "diffondere il ’sacro seme del Cattolicesimo’" attraverso le loro pratiche. Proprio per il contenuto di questi messaggi, l'associazione “Mater Onlus” di don Fortunato di Noto denunciò il fatto, contestando la violazione dell'art. 403 del codice penale - offese a una confessione religiosa mediante vilipendio di persone.

(...ecchellallà)

La magistratura di Catania accoglieva l'istanza del Fortunato di Noto e sequestrava le pagine "incriminate".
Il legale dell'Aduc, per difendere i propri assistiti, ha sostenuto che ai nuovi mezzi di espressione come appunto i blog e i forum, debbano essere riconosciute gli stessi diritti riservati alle testate giornalistiche.
La Suprema Corte non è stata, però, dello stesso avviso, giacché non ha condiviso la tesi avanzata dall’avvocato dell’Aduc, replicando che questi mezzi di spressione “non possono essere qualificati come un prodotto editoriale, o come un giornale on-line, o come una testata giornalistica informatica”. I forum, secondo la Cassazione “sono una semplice area di discussione dove qualsiasi utente o gli utenti registrati sono liberi di esprimere il proprio pensiero ma non per questo il forum resta sottoposto alle regole e agli obblighi cui è soggetta la stampa o può giovarsi delle guarentigie in tema di sequestro che la Costituzione riserva solo alla stampa”.

Tuttavia, se da un lato l'Alta Corte libera forum, blog e social forum dai vincoli propri della stampa, dall'altra li vincola al rispetto del “buon costume” pena il sequestro delle pagine web. E c'è chi come Marcello Foa, dalle pagine de "Il Giornale" si proccupa: "...che la sentenza della Cassazione sia esagerata e che costituisca un precedente potenzialmente pericoloso per la libertà di espressione in questo Paese. Chi stabilisce cos’è il buon costume? E chi ci garantisce che questa sentenza non venga usata per mettere a tacere opinioni scomode?"

A dare una mano a dipanare i dubbi di Marcello Foa ci pensa la proposta di legge di Gabriella Carlucci del Pdl.

(...ecchellallà 2)

Con la scusa di voler combattere la pedofilia online l'onorevole ex show girl tenta di imbrigliare la rete.
L’art. 1 recita così: “È fatto divieto di effettuare o agevolare l’immissione nella rete di contenuti in qualsiasi forma (testuale, sonora, audiovisiva e informatica, ivi comprese le banche dati) in maniera anonima”.
Particolarmente interessante risulta anche essere il primo comma dell’art. 3, in palese contrasto con la sentenza n. 10535 della Cassazione:“Per quanto riguarda i reati di diffamazione si applicano, senza alcuna eccezione, tutte le norme relative alla Stampa”.
La legge presentata da Gabriella Carlucci prevede anche l’istituzione “entro nove mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge il ‘Comitato per la tutela della legalità nella rete Internet’”.