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venerdì 19 luglio 2013

F-35, spreco criminale: è un insulto all’Italia che agonizza

Ogni famiglia, soprattutto in questo momento di grave crisi economica, sa benissimo che per far quadrare il bilancio familiare si deve dare spazio alle priorità e tagliare le cose superflue e non necessarie. Se una cosa superflua una famiglia non può permettersela, la si elimina, perché le priorità sono altre. È uno dei principi basilari che ogni genitore conosce benissimo. Principio che governo ed esponenti della maggioranza trasversale, sotto l’egida del presidente della Repubblica, sembrano non conoscere. In questo momento di gravissima crisi economica, mentre moltissimi piccoli artigiani e piccoli commercianti sono sommersi di tasse e non riescono a far fronte alle pretese dello Stato, il governo e la maggioranza Pd, Pdl e “Scelta Civica” pensano di usare decine di miliardi di euro di soldi pubblici per acquistare inutili, difettosi e superflui aerei da guerra. Ma le priorità, come tutti sanno, sono altre. Qualsiasi buon padre di famiglia, trovandosi al governo del paese, avrebbe applicato il principio delle priorità e lo avrebbe fatto perché ama la sua famiglia.
Qualsiasi madre, dovendo governare il paese, avrebbe capito subito che le priorità sono bene altre. Lo avrebbero fatto non per fare un dispetto al figlio Il controverso cacciabombardiere F-35 che pretende il giocattolo difettoso e inutile, ma perché sanno benissimo che mangiare, garantirgli un’istruzione e delle cure mediche, in una sanità sempre più privata, sono le priorità. Ogni buon genitore che amministra una famiglia sa che comprare un giocattolo costoso e difettoso solo per far arricchire un venditore straniero di armi, non è la priorità. Ogni buon padre avrebbe messo al centro il bene della famiglia; ogni madre avrebbe avuto a cuore il futuro del figlio. Ogni persona di buon senso e in buona fede avrebbe optato per la salvaguardia della famiglia e non del venditore estero. Questo non sembra farlo il governo. Spendere 13 miliardi di euro (ma la cifra è destinata a salire sino a 15/20 miliardi) frutto delle tasse dei cittadini, del sacrificio di milioni di pensionati e lavoratori, frutto dell’asfissiante pressione fiscali su piccole e medie imprese è semplicemente folle. Significa non avere a cuore il bene della famiglia, significa non rispettare la nazione nel nome della quale si dice di governare.
Stiamo parlando di uno dei più grandi sprechi di soldi pubblici della storia repubblicana. Con quei soldi si può detassare il lavoro, dare respiro alle piccole e medie imprese, far sentire ai piccoli commercianti che lo Stato è con loro. Non regalare quei soldi alle multinazionali delle armi, tra le quali anche la Finmeccanica (partner di Lockheed-Martin attraverso la controllata Alenia Aermacchi) significherebbe avere risorse per creare 150.000 posti di lavoro per giovani, diminuire le tasse, migliorare il servizio sanitario nazionale e aumentare le pensioni. Ci dicono che si creeranno posti di lavoro. Pensare di investire 15/20 miliardi di euro per 2.000 posti di lavoro è semplicemente una presa in giro. Con gli stessi soldi, infatti, si possono aprire 3.000 asili nido: pensate a quanti posti di lavoro si creerebbero e all’utilità che ogni asilo avrebbe. Una madre o un padre di famiglia non avrebbe dubbi su cosa scegliere. Ma un padre e una madre di Napolitanofamiglia non hanno interessi celati, se non quello di amare e proteggere la famiglia e dare un futuro ai propri bambini.
Con gli stessi soldi si potrebbero costruire 10 milioni di pannelli solari: pensate a quanti posti di lavoro si potrebbero creare nell’energia pulita, oltre a dare un futuro meno inquinato alle future generazioni. Ogni buon genitore non avrebbe dubbi, ma il suo agire sarebbe dettato solo dall’amore per la famiglia e non da altri oscuri motivi. Con gli stessi soldi si potrebbe dare un assegno di disoccupazione a tutti i precari che hanno perso il lavoro. Anche in questo caso: chi avrebbe dubbi su come gestire i soldi pubblici? Chi, tra quelli che sono motivati da genuini e sani principi, avrebbe dubbi su quali siano le priorità del nostro paese ora? È criminale, chiedo scusa per la durezza ma nessun altro aggettivo rende meglio l’idea, regalare i nostri soldi per comprare aerei da guerra (difettosi). Ci sono priorità. E la disoccupazione, che ha raggiunto il picco massimo dal 1977, da quando la rilevazione statistica è stata inserita, è una di queste.
Tutti gli altri paesi, viste le difficoltà economiche, hanno pensato di rivedere il programma: l’Olanda ha avviato un’inchiesta parlamentare; la Danimarca e la Gran Bretagna decideranno solo dopo il 2015; la Turchia ha rinviato l’acquisto. Tutti ci ripensano, tranne l’Italia. Napolitano che presiede il Consiglio supremo di Difesa ha preteso che fosse il governo (dove c’è unanimità di vedute) a decidere sui caccia F-35, e non il Parlamento. Una decisione molto discutibile. Stefano Rodotà nutre fortissimi dubbi, Costituzione alla mano, sul tentativo di Napolitano di bloccare la discussione parlamentare, dove Sel, M5S e alcuni esponenti del Pd si dicono contrari all’acquisto, ricordando che siamo in una Repubblica parlamentare. Ma, ahimè, non è Rodotà il nostro presidente della Repubblica.

Massimo Ragnedda

lunedì 27 maggio 2013

Chiedetelo a noi!

Continua incessante l'emorragia di voti alle elezioni.
Sembra che nei comuni interessati alle amministrative di questo weekend , non si sia raggiunto neanche il 50% di affluenza.
I cittadini hanno smacchiato il "gattopardo", quello di Tomasi di Lampedusa.
Se almeno prima ci davano l'impressione che cambiasse tutto per non cambiare nulla, adesso non cambia davvero nulla, e allora è inutile perder tempo per andare a votare.
Degno di nota il referendum consultivo, proposto a Bologna, a favore della scuola pubblica, laica senza finanziamenti alle scuole paritarie e confessionali che, solo nel capoluogo emiliano, cubano un milione di euro di danaro pubblico.
Interessante il risultato: tra i cittadini votanti il 60% s'è espresso contro il finanziamento alle scuole private.
Ancora più interessante è la composizione degli schieramenti in gioco: da una parte il "grillino" Rodotà e i comunisti di SEL dall'altra tutti gli altri, dai PD con e senza elle, Prodi, Lega e le immancabili nomenclature ecclesiastiche.
Da una parte i cittadini, dall'altra le caste arcobaleno.
Sarebbe interessante se un referendum analogo fosse fatto anche Lombardia dove i finanziamenti alle scuole confessionali è di quasi 280 milioni, proprio in questo periodo in cui non c'è nessun canale televisivo che ci risparmia gli spottoni della chiesa cattolica con il martellante "Chiedilo a loro".
Chiedetelo a noi, appunto!

martedì 3 luglio 2012

Roberto Vacca - Imparare 2 cose al giorno, oppure una o 5?


"Roberto Vacca si sarebbe trovato bene a discutere di lifelong learning, di apprendimento per tutta la vita, con gli esperti riuniti dal World innovation summit for education (Wise), il forum creato dalla Qatar foundation ormai al suo quarto anno di vita. In materia Vacca ha spesso amato ripetere che ogni giorno dovremmo cercare di imparare due cose nuove, cose ovviamente rilevanti per arricchire il nostro patrimonio di conoscenze.”
Il mio amico Tullio De Mauro ha pubblicato queste righe su “L’Internazionale” del 14 Giugno. Mi ha fatto molto piacere. Ricordo bene le riunioni al Partito Radicale appena fondato, cui partecipavano due giovanissimi, colti e brillanti: Tullio De Mauro e Stefano Rodotà. Già allora valeva la pena di ascoltarli con interesse e rispetto. In effetti ho scritto e detto molte volte cose simili a quelle citate da De Mauro. Spesso chiudo miei discorsi e seminari sul degrado culturale estremo dicendo:
Io faccio anche il guru e do un solo insegnamento: ogni dannato giorno che passa, impara almeno una cosa nuova [meglio se ne impari due, tre, quattro o più]. Se lo fai, ti cambi la vita. Se lo facessimo tutti, cambieremmo il mondo.
In quelle occasioni, racconto che nel nostro cervello vengono prodotti continuamente neuroni nuovi anche in tarda età. Quindi anche gli anziani sono equipaggiati per continuare ad apprendere. Però devono ricordare che i neonati neuroni vivono e funzionano, se vengono esercitati: leggendo, osservando, ragionando, facendo. Se uno guarda a lungo muri bianchi o schermi TV, i neuroni nuovi deperiscono e muoiono. Poi sostengo che chiunque provi a imparare una cosa nuova, ci riesce sempre. Naturalmente bisogna che sia motivato ad applicarsi con impegno e continuità. La motivazione è l’ingrediente essenziale: si produce per curiosità, per emulazione – anche per invidia. Una volta che alberghiamo il virus dell’apprendimento, lo sviluppo è inarrestabile: non ha più senso chiedersi se la dose giornaliera debba essere di una, due o più nozioni, idee, teorie.
Quanto sopra richiama alla mente una storia islamica. Me la raccontò mia madre. Quando fondò l'Islam, Mohammed, il Profeta, parlò con Allah che gli disse: “I mussulmani dovranno pregare 50 volte al giorno”. Il Profeta assentì, ma poco dopo incontrò Mosè che si informò su che cosa Allah gli avesse detto e poi commentò: “50 volte sono troppe. Sono pigri. Non lo faranno mai. Torna indietro e chiedi una riduzione.” Maometto tornò indietro e mercanteggiò con Allah. Ridusse il numero di preghiere a 40, a 30, a 10 e finalmente a 5.  Ogni volta Mosè commentava che il numero era troppo alto. Ma l’ultima volta Maometto dissentì: “Cinque volte vanno bene. È un numero giusto. Non chiederò altre riduzioni.”
I mussulmani pregano 5 volte al giorno volti alla Mecca. E noi – non mussulmani e, magari, neanche religiosi – saremo da meno? Siamo seri: impariamo almeno 5 cose. Per non dimenticarcene, contiamole ogni giorno sulle dita di una mano.