Non ci sono ancora le candidature ufficiali dei diversi schieramenti, ma il clima della campagna elettorale per le elezioni regionali in Lombardia è già caldissimo.
Il centro sinistra sembra coagularsi intorno alla candidatura di Umberto Ambrosoli.
Mi sono sempre chiesto quali siano i meriti per cui l'avv. Umberto Ambrosoli sia stato scelto a governare la Regione Lombardia, se non per essere il figlio di Giorgio, commissario liquidatore della Banca Privata Italiana, assassinato dalla mafia criminalfinanziaria nel 1979.
Forse sarà perché l'avv. Umberto Ambrosoli è componente del Comitato Antimafia istituito dal Sindaco di Milano Giuliano Pisapia e con l'aria 'ndranghetista che ultimamente tira in Regione sembra una garanzia.
Continuo a pensare che, così come le colpe dei padri non dovrebbero ricadere sui figli, allo stesso modo neanche i meriti.
Un po' più confusa appare la situazione del centro destra.
All'ex Ministro dell'interno Bobo Maroni acclamato vox populi dalle farsesche primarie leghiste, si contrappone l'ex Sindaco milanese Albertini.
Albertini minaccia di stracciare la tessera del PDL se il partito si allea con Maroni, ma in politica si sa che, come cantava Cenerentola: "I sogni son desideri che nel sonno ci sembran veri..."
venerdì 16 novembre 2012
mercoledì 14 novembre 2012
Utilitarie
Questa mattina ero molto indeciso sul
tema da affrontare.
Sarebbe stato interessante scrivere delle inondazioni in Liguria e Toscana.
E' un grande must stagionale, ma sull'argomento ne avevo già scritto l'anno scorso e anche due anni fa.
Sarebbe stato interessante scrivere delle inondazioni in Liguria e Toscana.
E' un grande must stagionale, ma sull'argomento ne avevo già scritto l'anno scorso e anche due anni fa.
I politici se ne fottono, i cittadini
anche, quindi è inutile tornare sull'argomento.
In alternativa avrei voluto scrivere sulla proposta di rinnovo della legge elettorale, ma vivere in una democrazia sospesa sembra più un inutile esercizio fonetico che un problema reale.
Ieri mattina sono uscito di casa molto presto.
Fermata d'obblico al bar per il caffè.
Nel parcheggio, defilata, un'utilitaria trasformata in un miniappartamento.
E' la seconda che vedo, qui a Trezzo sull'Adda, in un paio di giorni.
T-shirts sui finestrini, qualche coperta sui sedili reclinati, valigie e sacchetti di plastica per gli effetti personali nel baule, l'immondizia fuori.
La crisi morde e le auto si trasformano in roulotte.
Il segreto per sognare in grande è nei piccoli dettagli.
In alternativa avrei voluto scrivere sulla proposta di rinnovo della legge elettorale, ma vivere in una democrazia sospesa sembra più un inutile esercizio fonetico che un problema reale.
Ieri mattina sono uscito di casa molto presto.
Fermata d'obblico al bar per il caffè.
Nel parcheggio, defilata, un'utilitaria trasformata in un miniappartamento.
E' la seconda che vedo, qui a Trezzo sull'Adda, in un paio di giorni.
T-shirts sui finestrini, qualche coperta sui sedili reclinati, valigie e sacchetti di plastica per gli effetti personali nel baule, l'immondizia fuori.
La crisi morde e le auto si trasformano in roulotte.
Il segreto per sognare in grande è nei piccoli dettagli.
lunedì 12 novembre 2012
Il buco della serratura
Sono finite da meno di una settimana le elezioni americane e il neo rieletto presidente Obama deve risolvere il problema dell'affaire Petraeus: il direttore dell CIA implicato in un intricato quadrilatero sessuale.
L'intreccio tra sesso e politica è una piacevole costante anche nella politica di casa nostra.
Silurare un esponente politico, frugando tra le lenzuola del suo letto, è molto più semplice che cercare mandarlo a casa cercando di provare la sua incapacità politica.
Nell'Italia repubblicana gli esempi si sprecano: vallette, peripatiche vere o presunte, omosessuessuali, transessuali, onanisti, ce n'è per tutti i gusti.
Più che Boccaccio, sembrano i sonetti proibiti di Marziale.
Il popolino si scandalizza, si compiace, si da di gomito e mentre, prono, spia dal buco della serratura non si accorge di chi gli passa dietro.
L'intreccio tra sesso e politica è una piacevole costante anche nella politica di casa nostra.
Silurare un esponente politico, frugando tra le lenzuola del suo letto, è molto più semplice che cercare mandarlo a casa cercando di provare la sua incapacità politica.
Nell'Italia repubblicana gli esempi si sprecano: vallette, peripatiche vere o presunte, omosessuessuali, transessuali, onanisti, ce n'è per tutti i gusti.
Più che Boccaccio, sembrano i sonetti proibiti di Marziale.
Il popolino si scandalizza, si compiace, si da di gomito e mentre, prono, spia dal buco della serratura non si accorge di chi gli passa dietro.
mercoledì 7 novembre 2012
Non siamo mica gli americani
"Non siamo mica gli americani", è il titolo del secondo album di Vasco Rossi di quasi venticinque anni fa.
Non siamo mica gli americani è anche il pensiero che mi ricorreva alla mente, questa notte, mentre seguivo i risultati dell'Election Day statunitense. Il candidato repubblicano Romney, nel suo discorso di commiato al proprio elettorato, ammettendo la sconfitta, ha ringraziato augurando ogni bene al rieletto presidente democratico Obama e ha invitato il paese all'unità intorno al capo dello stato.
Nella vecchia europa, la crisi ha spazzato via tutti i governi ritenuti, a torto o a ragione, responsabili dell'impoverimento generalizzato.
Negli USA la crisi non sembra aver intaccato più di tanto il sogno del presidente di colore.
La distanza che ci separa degli americani è ben maggiore dell'oceano che ci divide.
Nel paese del campanile questo tipo di atteggiamento non solo è impensabile ma anche improponibile.
Divisi da più di un millennio tra guelfi e ghibellini, impegnati in continue guerre di pollaio, restiamo quel che siamo: un paese vecchio e moribondo, un satrapato bizantino e decadente, ai confini di un impero. Specchiato nella classe politica che, tutti i giorni, vediamo da dietro gli schermi televisivi.
Non siamo mica gli americani è anche il pensiero che mi ricorreva alla mente, questa notte, mentre seguivo i risultati dell'Election Day statunitense. Il candidato repubblicano Romney, nel suo discorso di commiato al proprio elettorato, ammettendo la sconfitta, ha ringraziato augurando ogni bene al rieletto presidente democratico Obama e ha invitato il paese all'unità intorno al capo dello stato.
Nella vecchia europa, la crisi ha spazzato via tutti i governi ritenuti, a torto o a ragione, responsabili dell'impoverimento generalizzato.
Negli USA la crisi non sembra aver intaccato più di tanto il sogno del presidente di colore.
La distanza che ci separa degli americani è ben maggiore dell'oceano che ci divide.
Nel paese del campanile questo tipo di atteggiamento non solo è impensabile ma anche improponibile.
Divisi da più di un millennio tra guelfi e ghibellini, impegnati in continue guerre di pollaio, restiamo quel che siamo: un paese vecchio e moribondo, un satrapato bizantino e decadente, ai confini di un impero. Specchiato nella classe politica che, tutti i giorni, vediamo da dietro gli schermi televisivi.
lunedì 5 novembre 2012
Memores Domini
La trasmissione "Report" di Milena
Gabbanelli, in onda la domenica sera su Rai3, sembra "la zitella": il
soprannome con cui i parigini chiamavano la ghigliottina.
La settimana scorsa ha decapitato il
partito di Antonio Di Pietro, qualche ora fa é stato il turno del già decollato
Formigoni.
Interessante l'approfondimento sulla
"setta" dei Memores Domini l'associazione laicale catto-talebana i cui
membri vivrebbero i precetti di povertà, castità e obbedienza sotto l'egida di
Comunione e Liberazione.
Povertà, castità e obbedienza sono
grandi "must" della cultura cattolica, molto predicati, ma non granchè
rispettati, dall'establishment gerarchico.
Il voto di povertà degli alti notabili
della Compagnia delle Opere, sembra avere lo stesso rispetto che Berlusconi ha
per quello di castità.
Qualche successo in più sembra avere il
voto di obbedienza.
Ovviamente sono loro a decidere, a noi
tocca obbedire.
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