Mentre i migliori decreti attuativi del giocoso federalismo all'italiana dormono sonni beati in parlamento e chissà se mai saranno risvegliati, il nord leghista scopre il federalismo familiare.
A pochi mesi dall'elezione e nonostante questa sia ancora in forse in attesa del riconteggio delle schede, l'amministrazione della Regione Piemonte s'è già infarcita di mogli, nipoti e amici di amici, con sostanziosi contratti di consulenza.
Ne fa un dettagliato resoconto Tommaso Labate sul "Riformista".
L'elenco è pressochè sconfinato e gli organigrammi sembrano un gigantesco stato di famiglia. Nessuno mette in dubbio le competenze, tuttavia stupisce la quantità di “figli di” che ruota intorno all’amministrazione Cota. La figlia del capogruppo leghista lavora col governatore, la moglie dell'assessore all'Ambiente sta ai Trasporti e dentro il gruppo del Pdl sembran tutti imparentati. Se il marito segue la comunicazione del presidente, la consorte si occupa del braccio destro.
Contratti a tempo determinato, contratti di collaborazione, consulenze, tutti documentati e documentabili attraverso atti ufficiali protocollati. Stipendi di tutto rispetto e perfino benefit come i buoni pasto.
Nel Piemonte dell'era Cota, per il ricongiungimento familiare non bisogna mica attendere il fine settimana per il pranzo della domenica. Cancellando nomi e simboli potremmo pensare di essere in una qualsiasi delle tanto vituperate regioni del sud con l'assistenzalismo nepotista di stampo democristiano.
Chi ha buona memoria non si stupisce più di tanto ricordando gli stretti legami di parentela che univano i parlamentari europei della lega ai propri portaborse.
Se non fossimo in Italia sarebbe singolare un simile atteggiamento da chi ha fatto le proprie fortune politiche stigmatizzando il "cadreghino"
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