Era il 1983 quando, il direttore de "il Manifesto", Luigi Pintor, scrisse un celebre articolo titolato "Non moriremo democristiani".
Preveggenza: dieci anni dopo, è cominciato il ventennio berlusconiano.
Questo nostro paese è vecchio, più dentro che fuori.
Fedeli al motto latino: "in medio stat virtus", non esiste una destra e una sinistra, la rincorsa è al centro.
Sembra un'esercitazione semantica: la destra rimanda a catastrofi belliche, meglio chiamarla moderatamente centro-destra, la sinistra foriera di analoghe catastrofi post belliche, è cattocomunisticamente centrosinistra.
Il nuovo governo è il figlio di questo binzantinismo. Un merletto di finissima diplomazia.
Tutti inseme appassionatamente al centro, a partire dal primo ministro, così consanguineo con il mentore dello schieramento opposto.
La spartizione dei ministeri, neanche a dirlo, è degna del democristiano manuale Cencelli, la formula algebrico-deterministica di ripartizione in base al peso elettorale di ogni singolo partito o corrente politica.
Berlusconi ci ha insegnato che giovani e donne "at-tirano" e allora mettiamone un terzo.
Come un Circo non sarebbe tale se non avesse l'uomo forzuto e la donna barbuta, il ministro dell'Integrazione, è di origine congolese, per "par condicio" geografica, il ministro dello sport è un tedesco pluri campione olimpico, entrambe donne, entrambe senza portafoglio.
Emma Bonino andrebbe pure bene è stata candidata sia col centro destra che col centro sinistra e votata anche come Presidente della Repubblica dal movimento di Grillo, ma è troppo anticlericale, meglio metterla all'estero.
I ministeri col portafoglio di peso sono tutti in mano a politici seri e riconoscibili di PDL e PD meno L e adesso comincia la spartizione dei sottosegretariati.
A Palazzo Chigi si brinda, in piazza si spara.
Grillo, prevedeva che Barabba sarebbe resuscitato, e aveva ancora ragione lui...
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