Le dimissioni del Pastore Tedesco, al secolo Benedetto XVI, sono piombate come un fulmine a ciel sereno in questo periodo di convulsa campagna elettorale.
Per un giorno le schermaglie politiche son passate in secondo piano per dar voce solo alle dimissioni del papa cattolico.
Un evento storico particolarissimo, l'ultimo caso analogo risale al 1294, ma il contesto politico era un po' diverso.
L'Italia politica, Vaticanocentrica da sempre, non poteva ignorare cotanto sconcerto.
Divisi su tutto i politici italiani trovano l'unico punto di coesione nella difesa del cattolicesimo inteso più come superstizione che come fede.
Dimentichi del vecchio detto popolare che afferma che morto un papa se ne fa un'altro, da destra a sinistra si sono levate alte grida di dolore.
Probabilmente i nostri politici nostrani sono stati presi in contropiede dal fatto che questo papa non è morto, è solo stanco morto.
La stanchezza non è contemplata dai nostri governanti, è un concetto alieno ed incomprensibile, sarà per questo che sono sempre gli stessi da decenni.
Anche dall’estero si è fatto riferimento alla decisione di Benedetto XVI.
Il cancelliere tedesco Angela Merkel non s'è espressa sull’ipotesi che il Pontefice possa ritornare nel proprio Paese d’origine.
Francois Hollande, dal canto suo, ha definito la decisione del Papa altamente rispettabile, la Republique saluta il papa, ma non farà altri commenti su qualcosa che appartiene innanzitutto alla Chiesa Cattolica.
I francesi il papa ad Avignone l'hanno avuto per sessant'anni e probabilmente ne sono ancora sconvolti.
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