Uno dei requisiti fondamentali per essere Direttore de "Il Giornale" è la propensione al martirio (...vero o verosimile).
Ci aveva già provato nel 2010 l'ex direttore Maurizio Belpietro quando denunciò un presunto attentato che presentava una dinamica quantomeno singolare.
Ultimamente ci prova Alessandro Sallusti.
La vicenda è nota: condannato definitivamente a 14 mesi di carcere per diffamazione e destinato a scontare la pena agli arresti domiciliari come disposto dal magistrato di sorveglianza, "nosferatu" Sallusti ha violato gli arresti domiciliari recandosi alla sede de "Il Giornale".
Sallusti, per farsi arrestare, le ha provate tutte. Nel dubbio che anche la polizia, come già i lettori, potessero dimenticarsi di lui.
"Dai domiciliari evaderò - aveva detto - dovranno venire a prendermi in redazione".
Sabato scorso, poco dopo la mezzanotte, aveva twittato: "Notte al giornale. Se vogliono mi arrestano qui. Grazie a tutti".
In mattinata aveva ancora qualche dubbio e ha chiamato l'ANSA: "La prossima riunione la farò da evaso".
E' stato accontentato, due funzionari della Polizia di Stato, poco dopo, gli hanno notificato il provvedimento di detenzione domiciliare davanti alle immancabili telecamere, ai fotografi e lo hanno portato via tra gli applausi dei colleghi.
All'uscita l'auto della polizia che traduce l'evaso Sallusti in galera è seguita dall'auto di scorta del criminale stesso.
Niente di male se fossimo a Scampia e non a Milano, almeno ai camorristi, la scorta non la pagano i contribuenti.
Qualcuno ha detto che in America il giornalismo è il cane da guardia del potere, in Italia è solo cane.
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