Il Bel Paese da sempre sforna menti geniali di manager vincenti. L'imprenditoria italiana, dal rinascimento in avanti, ha capeggiato per l'innovazione e la creatività mondiale. Non è un caso quindi se "talpa" Heinrich Kieber, l'ex dipendente della fiduciaria Liechtenstein Global Trust, che due anni fa ha venduto al fisco tedesco, per cinque milioni di euro, la lista dei conti in nero e dei relativi correntisti, ha rivelato che l'evasore più ricco è un italiano. Dopo una ridda di indiscrezioni e mezze verità è spuntato anche il nome: Alberto Sergio Aleotti, Cavaliere del lavoro (...degli altri), 87 anni, titolare della Menarini farmaceutici di Firenze. Lui e tutta la sua famiglia: Alberto Giovanni Aleotti, Massimiliana Landini, Lucia Aleotti e Benedetta Aleotti sono intestatari di conti correnti per 476 milioni di euro.
Contestuale alla notizia la smentita di rito: “Tutte le disponibilità finanziarie della mia famiglia sono regolarmente assoggettate a tassazione”.
Alberto Aleotti era stato arrestato nel 1994 per aver dato una tangente di un miliardo a Duilio Poggiolini ex direttore generale del servizio farmaceutico nazionale del Ministero della Sanità di Francesco De Lorenzo. Poggiolini era quella macchietta di malavitoso che conduceva una vita al limite del miserabile, nascondendo tuttavia i lingotti d'oro persino nel pouf del salotto. All'atto della perquisizione nella sua casa napoletana furono necessarie dodici ore per catalogare i tesori nascosti negli armadi e persino in divani e materassi.
Niente di strano quindi se non lo stridere della "mission" pubblicata sul sito web della farmaceutica Menarini: "Menarini è un’entità che opera [...]con un alto profilo di responsabilità sociale e morale che impone uno schema di valori basato su eticità, trasparenza, correttezza negli affari, elevata qualità professionale, orientamento al servizio" ...esticazzi!
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