Si sforzano, poverini, li vedi sudati, grondanti nonostante il larghissimo sorriso e la buona volontà, ma mica ce la fanno.
Era come quando da bambini facevamo il gioco del silenzio. Ce la mettevi tutta ma poi la parolina usciva, da sola.
Sta succedendo a Gianni Alemanno.
Ha fatto di tutto per cercar di far dimenticare il passato da picchiatore fascista [...oggi si direbbe movimentista] o il suocero [Pino Rauti n.d.r.] anche lui un po' troppo movimentato.
Per farsi eleggere Sindaco a Roma, Gianni ha cambiato anche look: sempre in giaccaecravatta, sempre sorrisi e moine, conciliante con la faccia da gattone.
Non oso pensare quanto, da Sindaco, dev'essergli costato difendere i froci del "Gay Village" o permettere il Gay Pride.
Ogni tanto però, gli parte un embolo come quando ha promesso di gettarsi con la macchina contro il casello qualora avessero messo il pedaggio sul raccordo anulare. Ma probabilmente, in questi casi, il medico del suo enturage lo seda immediatamente.
Ennesimo episodio ieri, quando Gianni ha dichiarato che il Comune di Roma ha allo studio una tassa per le manifestazioni: «Chi organizza le manifestazioni paghi i servizi resi».
Non c'è nulla da fare, nonostante tutti gli sforzi, lo spirito del vecchio camerata fa sempre capolino come un rutto malcelato.
Con quest'andazzo, tra un po' a lamentarsi potranno essere solo i ricchi.
Ma la tassa varrà anche per le manifestazioni religiose?
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