Il grande Totò, scriveva che la morte è una "livella".
Nell'aldilà tutti sono uguali: il nobile marchese e il netturbino.
Nell'aldiquà le cose sono un po' diverse.
Bobo Maroni, segretario federale della Lega Nord e neo presidente della Regione Lombardia, questa mattina "cinguetta" su Twitter le condoglianze per il capo della polizia Manganelli, morto nella serata di ieri.
Proprio in questi giorni il Centro studi del COMITAS - Coordinamento Microimprese per la tutela e lo sviluppo, pubblica un allarmante dato statistico secondo il quale, in Italia, lo scorso anno, i problemi legati a fallimenti, perdita del lavoro, o difficoltà economiche di varia natura, hanno portato al suicidio più di 500 persone. Dato in difetto, secondo il COMITAS, infatti è emerso da un campione che, almeno per il 18% dei casi di suicidio, la causa economica scatenante non è stata conclamata anche per il pudore delle famiglie.
Coi suoi 621 mila euro lordi l'anno, a cui andrebbero aggiunti eventuali cumuli e benefit, possiamo certamente affermare che, quella economica, non è la causa della morte di Manganelli.
Capisco l'amicizia e la sensibilità di Maroni.
Capisco anche che, per un politico, twittare due volte al giorno le condoglianze a chi si toglie la vita, non è proprio comodissimo, soprattutto se la causa di quelle morti è annoverabile anche alla propria incapacità nella gestione della cosa pubblica.
Il vecchio telegramma e una bella corona di fiori avrebbero fatto miglior figura.
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