Il Consiglio Superiore della Magistratura ha bruciato Luigi Tosti, magistrato sessantunenne di Camerino, nelle Marche, sul rogo moderno della rimozione dall'ordine giudiziario.
Fedele al proverbio latino "omen nomen", il giudice Tosti da anni, caparbiamente, si oppone alla presenza di simboli religiosi in luoghi "istituzionali".
Per questo motivo è stato condannato ad un anno di carcere (assolto in cassazione) e tenuto da 5 senza stipendio.
Ieri l'ultima pietra della lapidazione: il CSM sentenzia che il giudice Luigi Tosti è indegno di fare il magistrato, almeno nella Colonia Pontificia italiana.
Silenzio assordante da parte del governo e delle istituzioni solitamente molto attive nei confronti della magistratura comunista e politicizzata.
Dev'essere il potere taumaturgico del crocefisso: guarire le ferite e ricomporre le divergenze. Anzi, contemporaneamente, il novello crociato, sottosegretario alla presidenza del consiglio Gianni Letta ha annunciato il ricorso, che «l'Italia presenterà con abbondanza di documentazione e di argomentazioni», contro la decisione di Strasburgo relativa ai crocefissi nelle aule scolastiche.
Il presidente della CEI, card. Angelo Bagnasco, ringrazia: "È da apprezzare decisamente questa iniziativa del governo italiano, rispetto alla sentenza della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo".
Interessante, Strasburgo nello stesso periodo dovrà sentenziare sull'appello di Luigi Tosti e del Guelfo Governo Italiano.
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