La casa da sempre è il bene rifugio degli italiani e anche dei suoi politici.
Inutile ricordare come le fortune economiche del nostro primo ministro si fondano nel suo controverso passato di palazzinaro in odore di mafia.
In tempi più recenti abbiamo avuto le varie affittopoli romane e milanesi, con schizzi di letame che sono arrivati a lambire anche il nuovo sindaco di Milano, proprio mentre il vecchio sindaco era intento ad arginare le voci in merito alla singolare casa, da supereroe dei fumetti, del figlio.
Una nota di rilevo nel panorama politico immobiliare riguarda l'ex-ex ministro Claudio Scajola, quello che definì Marco Biagi, il juslavorista accoppato dalle BR, un "rompicoglioni" e per questo motivo venne dimesso una prima volta.
La seconda volta venne dimesso poco più di un anno fa, dopo che si scoprì che la sua casa romana era stata pagata, per un terzo, da altri. Recentemente la magistratura l'ha scagionato. Non è reato se un altro paga la casa ad un politico, anche se sarebbe interessante capire perché lo fa.
Ultimo arrivato, ma solo in ordine di tempo, è il draconiano ministro dell'economia.
Com'è o come non è, Giulio Tremonti viveva in una casa romana, in via Campo Marzio 24, 200 metri quadri con tanto di salone affrescato, il cui fitto di 8500 euro mensili era pagato dal parlamentare del Pdl Marco Milanese.
E' abbastanza singolare immaginare l'inesorabile falcidiatore degli sprechi della politica, il nemico della casta, quello che ha limitato anche la cilindrata delle auto-blu, impelagato in storie simili.
«Non sarò vittima del metodo Boffo» ha affermato il ministro dell’Economia Giulio Tremonti.
Conoscendo i gusti sessuali di Dino Boffo, la frase di Tremonti potrebbe essere tradotta anche in "Non riuscirete a mettermelo al culo!"
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