Non bisogna essere l'ispettore Derrik per capire che il presunto "attentato" al direttore di "Libero" Maurizio Belpietro puzzi di bufala come una banconota da 6 euro.
La serietà di alcuni giornalisti, infatti, è la stessa con cui uno di loro ha autoprodotto e fatto trovare il volantino, firmato BR, nella sede del "il Giornale" di Genova meno di un anno fa.
Il fatto è questo: quando i nemici non esistono bisogna inventarli.
Regola vorrebbe però, che l'invenzione fosse almeno credibile. Altrimenti finisce che, dopo il lanciatore di statuette matto, arriva il killer fantasma.
Ad oggi, la totalità della ricostruzione del presunto attentato si basa solo sulle parole dell'agente coinvolto nel fattaccio, tale A.M., promosso agente scelto dopo aver sventato un altro possibile attentato.
Era il 1995, e la vittima designata era il procuratore Gerardo D'Ambrosio. La dinamica ricorda molto quella avvenuta nel palazzo di Belpietro: anche allora A.M. mise in fuga l'attentatore, ma non riuscì a catturarlo o a colpirlo, ed i responsabili del possibile omicidio non sono mai stati individuati. Lo stesso D'Ambrosio in questi giorni ha affermato: "Mi sembrò strano quell’attentato, in una terribile giornata di pioggia. Sinceramente non ci ho mai creduto molto".
Anche la Scientifica ha qualche perplessità, infatti non ha ancora trovato indizi tra scale e garage e sono state controllate le telecamere sino a quattro isolati di distanza. "È un rompicapo", dicono in Questura, dopo aver raddoppiato la scorta a Belpietro.
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