Quasi tutti siamo convinti che il
Governo Monti sia molto meglio del Governo Berlusconi. Solo qualche fastidioso
critica aspetti formali: l’eccessiva sobrietà, la freddezza. Numeri
crescenti di cittadini obiettano agli aumenti delle imposte e dei prezzi. Nei
sondaggi la popolarità del Professore e del suo governo declina lentamente. Incontrai
il Prof. Monti in aereo il 29 ottobre scorso. Mi presentai e gli dissi:
“La prego: accetti la
Presidenza del Consiglio dei Ministri.” Rispose gentilmente:
“Ma non sono nemmeno in politica.” Dissi: “Questo è un dettaglio: abbiamo
bisogno di lei.” Ha fatto bene Monti ad accettare l’incarico. Però ha fatto
bene anche Giampaolino, presidente della Corte dei Conti, a criticare (il 23
aprile) il Documento Economia e Finanza 2012: “La somma di entrate e spese
pubbliche supera il 90% del PIL: è un drenaggio incompatibile con un’efficace
rilancio dell’Economia [...] L’impianto del Documento […] non appare adeguato a
ridurre la pressione fiscale e le spese primarie e a rilanciare gli
investimenti pubblici, privati e nelle infrastrutture.”
Per rilanciare l’economia non
servono più tasse, ma più equità e creazione di posti di lavoro che si ottiene
con investimenti privati e pubblici. Il PIL consiste in Consumi + Investimenti
+ Spese Governative. Dovrebbe essere ovvio che: Chi non guadagna non consuma –
Se non si investe, non si acquista mercato e non si crea lavoro. Se i governi
non investono, manca un fattore essenziale della crescita. Sono concetti che
ripete da anni Paul Krugman, Premio Nobel per l’Economia, [La Repubblica pubblica i
suoi editoriali del NY Times, ma pochi li leggono]. Cercatelo su Internet:
dimostra falsa la dottrina che l’austerità crei fiducia nei mercati e lo
documenta. Dice: “50 anni fa ogni studente che avesse letto il manuale
ECONOMICS di Paul Samuelson, sapeva che ricorrere all’austerità durante una
depressione è una cattiva idea”
Il Presidente Roosevelt dal
Maggio 1937 al Giugno 1938 adottò politiche fiscali pesanti, tagliò le spese e
restrinse il credito – mirando a ridurre il deficit e bloccò .la modesta
ripresa che c’era stata e il numero dei disoccupati tornò al 19%. Poi ci
ripensò: fece partire un programma di edilizia pubblica sovvenzionata
realizzando una piccola ripresa dal 1939 al 1941. L’economia statunitense
riprese energicamente (arrivando al pieno impiego) negli anni di guerra. I
consumi, razionati, si ridussero drasticamente, ma il prodotto interno lordo
cresceva energicamente per la produzione di armi nuove. Ricerca e sviluppo
militari scatenarono l’innovazione del dopoguerra e per decenni di fu un’espansione
economica mai vista, interrotta da depressioni brevi e leggere.
Paradosso: dopo il successo dei
socialisti francesi nel primo turno delle elezioni presidenziali, le borse
vanno giù. Si teme che con Hollande la Francia diventi meno austera. Ma proprio
l’aumento delle spese creerebbe occupazione e aiuterebbe l’economia. Per la
ripresa, però, non bastano investimenti in opere e prodotti tradizionali. Ci
vuole innovazione i cui prerequisiti sono creazione e diffusione di cultura –
ma non se ne parla. Ripetiamo la frase del cancelliere svedese Axel Oxenstierna
(1645) “Vedrai, figlio mio, con quanto poca sapienza sia governato il mondo.”
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