Ieri sera leggo, sul sito on-line de "Il Giornale", del pesante gesto di intimidazione arrivato in redazione in mattinata: una lettera contenente un proiettile da revolver Smith & Wesson e un volantino di minacce con la stella a cinque punte delle Brigate Rosse.
Il direttore Sallusti la definisce: "Una lettera coerente con il clima che si sta creando".
Che tiri una brutta aria è innegabile, soprattutto per il giornalismo italiano di milizia, quel giornalismo strumentale alla politica, fatto di notizie esagerate, artefatte e talora del tutto inventate.
Era il 23 novembre 2009, quando le agenzie di stampa battevano la notizia del ritrovamento di una lettera minatoria, sempre a firma BR, sempre presso la sede del quotidiano "Il Giornale" sede genovese.
La DIGOS indaga e quattro giorni dopo scopre che è un falso, fatto anche male. Viene incriminato il giornalista Francesco Guzzardi, per simulazione di reato e procurato allarme: le minacce se l'era fatte da solo.
Passa meno di un anno e ci s'indigna per il "singolare" attentato al direttore di Libero Maurizio Belpietro.
E' normale che in un periodo di vacche, magre e grasse, anche qualche bufala cerchi i suoi cinque minuti di notorietà.
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